Cronaca

Clandestini, 93mila in regione 'Solo' 1.600 (1,7%) sul cremonese

Tra 2013 e 2014 sono diminuiti dell’8,7% gli stranieri residenti in provincia di Cremona, un dato in controtendenza rispetto alla media delle province  lombarde (dove sono cresciuti, seppure di poco, dell’1,3%). Nel corso dei tredici anni 2001 – 2014, tuttavia, l’incremento era stato altissimo, pari al  242% (208 la media regionale). Sono i dati numerici più significativi contenuti nella 14esima edizione del rapporto annuale sull’immigrazione in Regione, presentato dall’assessore regionale Bordonali a Milano e realizzato dall’Orim, l’osservatorio regionale sull’immigrazione. In valori assoluti, Cremona è passata dal picco di 49 mila immigrati registrati nel 2013 ai 45mila del 2014 (valori censiti il 1 luglio di ciascun anno).

Nei giorni in cui si moltiplicano gli arrivi dai centri di accoglienza profughi, altri dati interessanti dello studio riguardano la consistenza degli irregolari che soggiornano in regione: la provincia che ne conta di più è quella di Brescia, che da sola ospita il 20% dei irregolari lombardi, 18.600 su 92mila, una quota molto elevata rispetto al 2001, quando la loro incidenza era del 12,1%. Cremona insieme a realtà come Lecco e Lodi, presenta invece i margini di irregolarità più bassi: 1,7% sul totale regionale (erano il 2,8% 13 anni fa). Secondo queste stime gli irregolari complessivamente presenti sul cremonese sono 1600, di cui 500 dall’Asia, 650 dall’Africa, 400 da paesi europei fuori dall’UE; 100 dall’America Latina. Questa aree di provenienza vengono chiamate in sigla ‘pfpm’, ossia Paesi a forte pressione migratoria.

Complessivamente l’Osservatorio stima che le presenze di immigrati irregolari siano aumentate tra 1 luglio 2013 e 1 luglio 2014 di circa 6.000 unità portandosi a 93mila persone. “Negli ultimi dodici mesi – si legge nel Rapporto –  il fenomeno dell’irregolarità in Lombardia segnala, pur con la già ricordata modesta crescita del dato assoluto (+6mila unità), una sostanziale stabilità, che fa seguito a un quadriennio caratterizzato da un continuo calo delle frequenze e che ha portato i 153mila casi stimati nel 2009  ai 93mila del 1° luglio del 2014. In termini relativi, la percentuale di irregolari sul totale di presenti è rimasta, anche nel 2014, al 7%: un livello che possiamo ritenere “fisiologico” e che rappresenta il punto di arrivo di una tendenza al ribasso avviata già nel 2007.  Di fatto, stante l’assenza di nuovi interventi sul piano normativo (“sanatorie” più o meno dichiarate) la stasi dell’irregolarità si giustifica con la persistente minor forza attrattiva nei riguardi dei flussi – e forse anche da una parallela azione dissuasiva alla permanenza illegale (con conseguenti rientri o spostamenti) – dovuta alle note difficoltà di ordine economico e occupazionale. E anche quest’anno nessuna realtà territoriale lombarda mostra un tasso di irregolarità superiore al 10 per cento: i corrispondenti valori oscillano dal massimo del 10% nella provincia di Brescia (lo scorso anno ciò accadeva per la città di Milano) al minimo del 3% in quella di Sondrio (lo scorso anno il primato spettava a Pavia), con un valore non superiore al 5% in sette realtà provinciali: oltre a Sondrio, Pavia, Cremona, Lecco, Lodi, Monza Brianza e Bergamo. E’ il caso di sottolineare come, per la prima volta, la città di Milano sia scesa sotto il livello di irregolarità del 10%, mentre appare notevole il peggioramento della situazione bresciana e, di contro, il nuovo miglioramento di quella marginale e periferica di Sondrio, così come di quelle delle aree a Sud, Cremona e Pavia, che già da qualche anno si segnalavano come le più virtuose”.

g.b.

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