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foto Sessa

C’era anche Luca Vitali in prima fila ieri sera al PalaRadi a vedere gli Harlem Globetrotters. Forse il capitano della Vanoli doveva smaltire un pizzico di delusione per i playoff sfumati domenica; di sicuro i funamboli del basket a stelle e strisce lo hanno fatto sorridere spesso, sfoderando tutto il repertorio tecnico, atletico ma anche comico di cui sono capaci. Sugli spalti manca pubblico delle grandi occasioni: forse perchè è lunedì, forse perchè per un buon posto in tribuna si devono spendere almeno 30 euro, sta di fatto che di posti vuoti ce n’è più del previsto. Non è un gran problema per gli Harlem, che di entusiasmo ne hanno per tutti e che appena entrati in campo iniziano a coinvolgere il pubblico a forza di battimani, oltre a mostrare come sanno trattare la palla con le mani ma anche con la schiena, la testa e perfino i piedi. Le gag, le smorfie, qualche parola in italiano (“ciao” con mille inflessioni) e i balletti da rapper (accompagnati da una colonna sonora che spazia da “I feel good” a “YMCA” passando per  “La famiglia Addams”) sono una costante dello show, alternati o inframmezzati alle fasi di gioco. Anche se può suonare strano, la serata degli Harlem prevede una partita vera e propria: quattro quarti da 10′ contro i Washington Generals. Certo, una partita sui generis, dove capita di vedere “Ant” e “Bull” arrampicati sul canestro con l’arbitro che ordina inutilmente di scendere o con lo stesso “Ant” (uno dei protagonisti) impegnato nei selfie con qualche spettatore; o ancora, con il quintetto in maglia blu che improvvisa un’azione di calcio o che per fermare un avversario gli strappa i pantaloncini di dosso. Il pubblico naturalmente è stato coinvolto spesso nello show: soprattutto i bimbi hanno provato l’avventura di entrare sul parquet con i Globetrotters, ma anche qualche adulto si è trovato a partecipare alle gag. A questo proposito, una menzione per l’arbitro, vittima dei continui lazzi degli Harlem e perfetta spalla per le loro smorfie da clown. Da applausi la perfetta ripetizione “all’indietro”, come nel riavvolgimento di un nastro, di una lunga azione di gioco, seguita dalla stessa azione eseguita al rallentatore. Un classico gli scherzi con un bicchiere d’acqua gettata sul pubblico seguiti dalla minaccia di un secchio ben più grosso che spaventa parecchi spettatori ma si scopre pieno di coriandoli bianchi. Tornando al basket, naturalmente la parte del leone l’hanno fatta le schiacciate, a cominciare da quelle di “Stretch”, che dall’alto dei suoi m. 2,25 raggiunge il canestro in punta di piedi, per arrivare  ai numerosi alley-oop, alcuni davvero molto spettacolari ed eseguiti con gesti atletici impressionanti;  niente male anche i canestri da quattro punti, realizzati tirando da aree circolari poste tra la metà campo e la linea dei tre punti: “Dizzy” su tutti in questo fondamentale, uno dei mattatori anche nella presenza scenica insieme ad “Ant”. E la partita? Vinta dagli Harlem, naturalmente: 77-73 grazie a una “quadrupla” di “Ant” allo scadere. Poi è tempo di autografi e selfie (15′ scanditi dal cronometro del tabellone). Goodbye Harlem.

Andrea Serafini

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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