Al setaccio gli arresti fatti da Grammatico Restano in carcere i due cugini Pizzi
Nella foto, il gip Letizia Platè
AGGIORNAMENTO – L’inchiesta ‘Juliette’, il locale finito nell’occhio del ciclone per un giro di droga e di squillo scoperto dai carabinieri e’ tutt’altro che finita. In queste ore, infatti, la procura sta sentendo nuove persone e valutando tutti gli atti relativi agli arresti eseguiti dal maresciallo Andrea Grammatico, il vicecomandante della stazione di Vescovato accusato di aver portato dentro al locale la cocaina, dandola ai titolari che a loro volta la regalavano ai clienti, dovranno essere riesaminati e attentamente valutati, alla luce delle accuse di falso, calunnia concussione e tentata concussione che gli sono contestate. Arresti per resistenze a pubblico ufficiale che per l’accusa sarebbero stati ‘forzati’, oppure arresti in flagranza di spacciatori ottenuti con metodi illegali, e cioè obbligando con minacce gli assuntori, tutti ragazzini, a rivelare l’identità di chi consegnava loro lo stupefacente. Tra gli episodi più gravi che il pm Francesco Messina gli contesta, quello che per l’accusa sarebbe stato commesso nei confronti di un ragazzino al quale Grammatico avrebbe persino puntato al volto la pistola d’ordinanza per farsi dire chi era il suo spacciatore. Una volta avuto il nome, avrebbe fatto promettere al ragazzino di acquistare dal suo pusher non solo haschish, ma anche cocaina, ‘in modo da consentirgli di effettuare un arresto in flagranza’. Grammatico avrebbe anche dato dei soldi al ragazzino per acquistare la droga e un rilevatore Gps da tenere in auto. Alcuni giorni dopo, il 18 gennaio del 2013, il giovane si era recato ad Isorella per comperare coca e haschish. Dopo lo scambio, Grammatico aveva messo le manette allo spacciatore. Secondo l’accusa, inoltre, il maresciallo si faceva recapitare da una pusher romena, che per spaccio ha patteggiato tre anni, cocaina di elevata qualità.
Intanto il gip Letizia Plate’ ha sciolto la riserva sulle istanze di libertà presentate dalla difesa. Restano in carcere Luca e Marco Pizzi, rispettivamente titolare e socio del Juliette, accusati di aver favorito la prostituzione delle ragazze immagine all’interno del locale e di aver ceduto cocaina ai clienti facoltosi. Nell’interrogatorio di garanzia i due cugini si erano avvalsi della facoltà di non rispondere, riservandosi, una volta esaminata l’ordinanza, di farsi sentire. Misura meno afflittiva, invece, per l’appuntato Massimo Varani, dei carabinieri di Vescovato, arrestato nell’ambito dell’indagine insieme al suo superiore, il maresciallo Grammatico, con le accuse di falso, calunnia e tentata concussione in concorso. Su decisione del gip, l’appuntato Varani, che nell’interrogatorio si era difeso, passa dagli arresti domiciliari alla misura dell’obbligo di dimora a Fidenza con obbligo di rientro notturno. Così come i due cugini Pizzi, restano in carcere a Brescia anche Emilio Smerghetto e Matteo Pasotti, i due bresciani accusati, insieme ai cugini Pizzi, di aver favorito la prostituzione al locale, procurando le ragazze squillo. Misura invariata dell’obbligo di firma per Iham El Khalloufi, la moglie marocchina di Marco Pizzi accusata di aver favorito la prostituzione nel locale, e per David Mazzon, imprenditore cremonese nel settore dei locali, ex titolare del Tabù di Vescovato, accusato di aver ceduto cocaina a diverse persone, tra cui anche il maresciallo Grammatico. Questi ultimi due si erano avvalsi della facoltà di non rispondere e i loro legali non avevano fatto richiesta di misure alternative.
Sara Pizzorni
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