Politica

Comitato acqua pubblica: ecco perchè diciamo no a fusione Lgh-A2A

A pochi giorni dalla scadenza per la presentazione dell'offerta vincolante nella trattativa Lgh - A2A, il Comitato Acqua Pubblica cremonese presneta un dossier che ne spiega i rischi. Giovedi 29 ottobre a SpazioComune.

A pochi giorni dalla scadenza per la presentazione dell’offerta vincolante nella trattativa Lgh – A2A, il Comitato Acqua Pubblica cremonese organizza per domani, giovedi 29 ottobre a SpazioComune, un incontro pubblico nel quale presenterà i dati di un dossier che approfondisce il quadro generale nel quale sta avvenendo l’operazione.

“All’interno di LGH – si legge tra l’altro nel dossier – ci sono alcuni servizi essenziali, a partire da quelli ambientali, che determinano pesantemente la qualità della vita dei cittadini e della comunità nel suo complesso. Già ora LGH, pur essendo totalmente in mano a soggetti pubblici, è gestita in base a una filosofia di fondo che privilegia nettamente il profitto, l’acquisizione di nuovi mercati ed “asset”, l’acquisizione di nuovi clienti, l’espansione nei settori già praticati rispetto ad elementi che invece un servizio pubblico dovrebbe mettere sempre al primo posto, vale a dire la qualità del servizio, l’accesso universale ai beni ed ai servizi, la trasparenza e la partecipazione non solo nei confronti dei cittadini ma persino nei confronti dei soggetti pubblici che hanno creato e posseggono – anche se indirettamente – la società. La cessione di LGH ad A2A, azienda enormemente più grande, già quotata in borsa, moltiplicherebbe per cento questi gravi difetti e renderebbe del tutto impossibile in futuro, a fronte del peggiorare delle cose, riportare nelle mani dei sindaci il controllo sulle politiche aziendali.

La formazione di enormi aggregazioni multiservizi d’altra parte contraddice alle fondamenta persino le stesse ‘leggi’ del mercato: è evidente infatti che se il mercato si basa sulla concorrenza, la presenza di un unico operatore all’interno di un vastissimo territorio rende ridicola ogni ipotesi concorrenziale. Vi sono già ora 4 operatori di grandissime dimensioni in Italia: A2A, IREN, HERA, ACEA; tutti hanno già al proprio interno fette più o meno pesanti di privati (che dettano legge tramite i patti parasociali), molti dei quali sono banche e fondi di investimento. Questi grandi operatori storicamente si guardano bene dal farsi vicendevole concorrenza gareggiando tra loro nell’offrire servizi di migliore qualità (o almeno, ipotesi deteriore, di prezzo inferiore). Risulta molto più conveniente spartirsi da buoni amici il territorio, come dimostrano le indagini e le conseguenti sanzioni inflitte ad essi nel corso degli anni (…).

Una azienda quotata in borsa deve prima di tutto tenere buoni gli investitori e gli azionisti, non dare un buon servizio, non assicurare un diritto ai cittadini. Deve vendere, vendere, vendere servizi. Non solo: deve di continuo “rilanciare” facendo fusioni e mangiandosi altri soggetti (come LGH) (…).

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