Cronaca

'Energopoli', parla il manager Bonaldi: "6 anni per un'indagine, uno scandalo"

E’ un duro attacco alla procura di Crotone, quello sferrato da Aldo Bonaldi, il manager di Soresina che ha costruito una fortuna nel mondo delle fonti energetiche rinnovabili, nel 2009 finito al centro dell'inchiesta “Energopoli”.

Foto Sessa

di Sara Pizzorni

E’ un duro attacco alla procura di Crotone, quello sferrato da Aldo Bonaldi, 56 anni, l’imprenditore di Soresina che ha costruito una fortuna nel mondo delle fonti energetiche rinnovabili, nel 2009 finito al centro di “Energopoli”, la maxi indagine della procura di Crotone su una presunta truffa per la mancata realizzazione del contratto di programma di Scandale per la costruzione di una centrale a turbogas. Le accuse: associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, falso, truffa aggravata e malversazione.

Per Bonaldi, la procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio, ma lo stesso gup Vladimiro Gloria per ben due volte ha trasmesso gli atti al pm affinchè modifichi i capi di imputazione “per meglio determinare l’accusa con specifico riferimento ai ruoli rispettivamente attribuiti” a Bonaldi e agli altri coimputati. Lo scrive lo stesso gup nel provvedimento con cui il 30 ottobre scorso, per la seconda volta, ha restituito gli atti al pm perché “proceda alla modifica già ordinata nel verbale di udienza del 16 ottobre scorso nei termini strettamente indicati”. Per il gup, per come è formulato ora il capo di imputazione, “non sussistono i presupposti per sostenere un giudizio”.

“La procura ha avuto anni di tempo per contestarmi un’accusa precisa, e non lo ha ancora fatto, ancora oggi non riesco a capire di cosa sono accusato, è una vergogna”. E’ lo sfogo del manager, che ieri nella hall di un albergo di Cremona ha voluto incontrare la stampa, annunciando che lunedì presenterà una denuncia al Csm, così come ha confermato anche il suo legale, l’avvocato Giancarlo Pittelli. Oggi il manager di Soresina, che nel 1998 si era trasferito nel Principato di Monaco e che ha girato il mondo per lavoro, vive stabilmente a Tunisi dove è tornato ad occuparsi di impianti legati alle fonti rinnovabili. “Le indagini per la mia vicenda giudiziaria”, ha spiegato il manager, “sono finite nel febbraio del 2013, ma poi non arrivava mai la richiesta di rinvio a giudizio, tanto che io e il mio avvocato abbiamo chiesto più volte notizie a Catanzaro. Finalmente, nel febbraio del 2015, quindi due anni dopo, hanno chiesto il rinvio a giudizio, e nel frattempo il pm ha chiesto d’ufficio il fallimento di diverse attività, provocando danni per alcune centinaia di milioni di euro”. “E’ una vergogna”, ha ripetuto Bonaldi, che nel marzo del 2011 per l’inchiesta calabrese era anche finito in carcere dopo essere stato fermato dall’Interpol in Ucraina. “A Kiev ho fatto 24 giorni di carcere”, ha ricordato l’imprenditore.

Da sempre il manager cremonese respinge le accuse della procura di Crotone che lo considera la mente della banda che aveva messo in atto la presunta truffa legata a Scandale, un’inchiesta che ruota attorno a un finanziamento dell’Unione europea per 15 milioni di euro, liquidato attraverso l’ex ministero delle Attività produttive e che sarebbe stato utilizzato per fini diversi da quelli per i quali era stato concesso. Perché allora, se Bonaldi è innocente, è finito nei guai ? Secondo il manager, “perché abbiamo infastidito certi gruppi di produzione elettrica che in questo modo hanno voluto eliminare un concorrente”.

Oggi Bonaldi vive stabilmente in Tunisia e torna in Italia solo sporadicamente. “Non ho bisogno dell’Italia”, ha detto Bonaldi, “la considero come Atlantide” (la leggendaria isola della mitologia sprofondata per mano del dio Poseidone). “L’attività imprenditoriale in Italia è morta da diverso tempo”, ha concluso l’imprenditore. Ora, per la vicenda giudiziaria che lo riguarda, la palla passa ancora una volta nelle mani della procura.

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