Investimento Padania
Acque, ecco perché
abbiamo detto no
Desidero motivare le ragioni del voto che ha espresso il Comune di Vescovato che rappresento, di natura esclusivamente politica, durante l’assemblea di Padania Acque. Ragioni in coerenza con quel voto contrario di Vescovato nell’Assemblea del 5 luglio 2016, anzi rafforzative.
Desidero innanzitutto rivolgermi ai colleghi che fanno parte del Comitato indirizzo e controllo …. che si esprime con autorizzazioni preventive in taluni ambiti, esempio sugli impegni finanziari. Per Statuto dovrebbe informare costantemente gli azionisti in relazione alle attività svolte anche mediante riunioni periodiche. No ho memoria che sia mai avvenuto. Credo sia non di poco conto che il dibattito sia rimasto su un mero piano tecnico e sia mancato completamente quello politico che come sindaci ci appartiene.
Dibattito politico talmente assente che nell’incontro residenziale del cremonese eravamo presenti in cinque su 47. Eppure stiamo parlando di svolta storica per la società pubblica Padania Acque: un piano di investimenti di 375 milioni di euro, di un fabbisogno finanziario di 115 milioni di euro, di un orizzonte temporale fino al 2043.
Come amministratori pubblici abbiamo davanti a noi sfide urgenti che impattano sui nostri territori quali la siccità ad esempio, la resilienza delle nostre comunità ai cambiamenti climatici. Fra gli investimenti oltre alla garanzia della funzionalità ordinaria e l’efficientamento energetico dovrebbero essere compresi la razionalizzazione dei depuratori e degli acquedotti, la riduzione dei consumi d’acqua, soluzioni tecniche per alleviare carenze idriche, il miglioramento costante della qualità dell’acqua. Anche queste scelte politiche avrebbero dovuto far parte di un confronto e di questo nuovo piano d’investimenti.
Nella disamina dell’istanza di variante al programma degli interventi proposta da Padania Acque, il Cda dell’ATO scrive nelle considerazioni finali (desumibili dalla documentazione che avevamo da visionare): “Visto i tempi ristretti, non è stato possibile effettuare un’accurata disamina del documento presentato da Padania Acque in data 14/07/2017, all’U.ATO e agli advisor finanziari”. Votiamo a scatola chiusa?
Ad oggi nei vari incontri si è eccessivamente insistito sulla bancabilità della società.
Per la bancabilità è stata fatta la scelta politica di pagare le reti di AEM e delle altre partecipate. Per la bancabilità l’ammontare degli investimenti (interventi non patrimonio) sul territorio presentati nell’ultimo piano d’ambito sono passati da 436 MM a 375 MM. Per la bancabilità è stato prospettato il piano finanziario che oggi voteremo e per il quale mi sarei aspettata quantomeno fossero valutate e sottoposte alternative a confronto…..con la Cassa Depositi e Prestiti, banca pubblica o la BEI, banca europea per gli investimenti, tra l’altro l’idrico è fra gli obiettivi dell’UE, in cui sono previsti anche finanziamenti a fondo perduto, tempi di rientro lunghi, meno onerosi, ottenibili senza garanzie. Numerosi sono gli esempi di altre società pubbliche o private a noi paragonabili (o anche più grandi) che li hanno scelti.
L’attrattività di una società di servizi quale la nostra, Padania Acque, peraltro pubblica, sta nel denaro fresco e sistematico che entra con le bollette. Questa è la vera bancabilità, soprattutto oggi. Indebitarci alle condizioni presentate è votare la privatizzazione dell’acqua pubblica per tanti anni scongiurata.