Cronaca

Trovati con materiale esplosivo davanti alla banca. Per i due anarchici processo a maggio

Si aprirà il prossimo 10 maggio davanti al giudice Giuseppe Bersani il processo per deturpamento e danneggiamenti a carico di Matteo Arisi e Matteo Colombani, i due giovani cremonesi di 26 e 24 anni frequentatori del centro sociale Kavarna arrestati nel febbraio del 2013 dai carabinieri che li avevano fermati poco prima che facessero esplodere un ordigno rudimentale davanti all’agenzia di Cremona della Banca di Piacenza di via Dante. All’epoca dei fatti Arisi e Colombani, ‘Aro’ e ‘Colo’, i loro soprannomi, erano stati trovati in possesso di un candelotto artigianale pronto a deflagrare, e i militari avevano ipotizzato che nel mirino, per un’azione dimostrativa con finalità eversive, ci fosse la Banca di Piacenza.

Oggi il giudice Elisa Mombelli, che presto si trasferirà nell’ufficio gip, ha trasferito il procedimento al collega Bersani che tratterà il processo a maggio. I due imputati, precedentemente assistiti dall’avvocato Lapo Pasquetti, ora sono difesi dal legale Sergio Pezzucchi.

Nella notte tra martedì 5 e mercoledì 6 febbraio, attorno alle 4, i due imputati erano stati notati da un tassista armeggiare nei pressi di un’auto parcheggiata in via Platani. All’arrivo dei carabinieri, i due ragazzi avevano cercato di darsi alla fuga a piedi, ma erano stati presi poco dopo. In prima battuta si pensava ad un semplice tentativo di furto di auto, invece durante i controlli sotto la macchina era stato trovato un candelotto di polvere esplosiva lungo 20 centimetri e bicchierini di vernice rossa, nascosti poco prima del tentativo di fuga. ‘Una bomba di vernice’ che avrebbe comunque potuto provocare danni. Sulle pareti della banca era poi comparsa la scritta nera ‘Chi la fa l’aspetti’ e tra gli oggetti appartenenti ai due cremonesi, oltre ad accendini, erano stati trovati un coltellino e sacchi neri, presumibilmente da usare per coprirsi il volto, e bombolette spray di colore nero.

Alle loro spalle, già segnalazioni per partecipazioni a manifestazioni non autorizzate, e in più per il 26enne una denuncia per aver esibito in pubblico una mitraglietta che in realtà era un giocattolo. I due erano finiti in manette, ma erano stati scarcerati subito dal pm Francesco Messina secondo il quale non era ravvisabile l’imputazione più grave, e cioè quella di aver cercato di concretizzare un atto di terrorismo contro l’istituto di credito. Quando erano stati presi, davanti ai carabinieri si erano dichiarati prigionieri politici, circostanza che poi gli stessi avevano smentito al loro avvocato.

Sara Pizzorni

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