Cronaca

Ascensore rotto, Aler: 'Ritardi perchè pezzo di ricambio non è più in produzione'

foto d’archivio

AGGIORNAMENTO – “Stiamo facendo tutto il possibile per risolvere il problema della signora e venerdì prossimo, ci ha assicurato la ditta, il pezzo di ricambio sarà pronto. Purtroppo non dipende da me personalmente, se l’ascensore non è ancora stato riparato, ma ci sono ragioni oggettive”. A parlare è la responsabile del servizio di manutenzione dell’Aler di Cremona, a cui fa diretto riferimento Samantha M. la figlia di G.M., la 62enne costretta su sedia a rotelle che abita al quarto piano di un condominio in via dell’Aquila al quartiere Zaist. Quello che spiega la responsabile coincide con quanto raccontato da Samantha, esasperata dall’attesa della riparazione, ma a cambiare è il punto di vista. “La segnalazione del guasto ci è arrivata il 10 gennaio, quando una famiglia residente in quel condominio ci ha chiamato allarmata per riferire che appena usciti dall’ascensore, la pulsantiera si era staccata precipitando a terra. Per poco qualcuno non era rimasto ferito. Ho subito fatto un sopralluogo e mi è stato riferito che l’ascensore viene spesso usato impropriamente, per il trasporto di mobili  e anche biciclette, senza troppa attenzione per gli urti. Una situazione purtroppo nota, ma su cui non abbiamo mai fatto denuncia non avendo individuato responsabili, diversamente da quanto avvenuto in un condominio adiacente, dove di denunce ne abbiamo fatte due per atti vandalici, a dicembre 2016 e ad aprile 2017”. Il giorno successivo alla caduta della pulsantiera viene fatta richiesta d’intervento alla ditta di manutenzione, che immediatamente invia squadra e stila il preventivo. L’Aler dà subito il via libera all’intervento. Purtroppo però non esiste un pezzo di ricambio originale, l’impianto risale agli anni Ottanta (la matricola dell’ascensore è del 1988) e i pezzi vanno adattati. E’ così che passano quasi tre settimane, tra telefonate quasi quotidiane della signora costretta in casa e della figlia, a cui la responsabile delle manutenzioni è costretta a rispondere senza poter dare certezze sulla tempistica. Intensi anche gli scambi tra ditta di manutenzione, l’ufficio Aler e leinquiline che non smettono di sollecitare, ma i ritardi sono imputabili ad esigenze squisitamente tecniche. Venerdì 26 gennaio, la mail di riposta della ditta: “Il pezzo di ricambio arriverà venerdì prossimo”, ossia il 2 febbraio.

Ha deciso di rendere pubblica la sua esasperazione perchè da tre settimane, dal 9 gennaio, la madre, invalida al 100% e su sedia a rotelle non può uscire dal suo appartamento al quarto piano di un condominio Aler allo Zaist. Impossibilitata a muoversi da parecchi anni, G.M. fra due giorni avrà un appuntamento in ospedale per una visita non rimandabile, e non sa ancora come riusciranno a farla scendere. “Scrivo per presentarvi una situazione, a mio avviso, davvero incresciosa, e mi scuso in anticipo per i toni accesi che potrà prendere questa mia segnalazione, dato che sono davvero molto molto adirata”, inizia così la lettera scritta dalla figlia, Samantha M.

“Mia madre abita in un condominio dell’Aler, nel quartiere Zaist, al quarto piano, è invalida al 100%, pertanto si muove solo in carrozzina o, per pochi passi, con un deambulatore.
Non sto ad elencare tutte le operazioni che ha subito e tutte le malattie che ha avuto, perchè, al momento, non è quello il punto.
Il punto, invece, è che è dal 9 di gennaio che mia madre non può uscire di casa, perchè l’ascensore si è rotto e da allora, nessuno si è visto per venire a ripararlo”. “Stanno aspettando un pezzo di ricambio”, si è sentita rispondere Samantha  da parte dell’architetto responsabile degli ascensori dei condomini Aler. Una, due, tre volte, ma nessuno si è mai presentato.
“Peccato che, nel frattempo, mia mamma è letteralmente segregata  in casa, completamente dipendente dalle persone che devono portarle viveri, medicine e, non ultimo, compagnia.
Certo, non è facile portare compagnia ad una persona che abita al 4° piano senza ascensore, soprattutto se anche tu sei una persona anziana e a fare quei 4 piani, fai una bella fatica.
Allora magari meglio una telefonata, che però non è la stessa cosa.
Non voglio divagare, fatto sta che dopo diverse telefonate al numero verde presente sull’ascensore, tutte assolutamente con nessun risultato concreto – “la faremo richiamare dal tecnico”, risponde sempre la centralinista, e il tecnico non richiama puntualmente mai – , riesco a farmi dare il numero diretto di nientepopodimenoche l’architetto che si occupa della manutenzione degli ascensori del palazzo.
Bingo! Ho pensato….questo il problema me lo risolve prima che io dica “ pronto”!
E invece, io povera illusa, e ottimista senza possibilità di recupero, l’architetto mi dice che è a conoscenza del problema, che stanno aspettando un pezzo di ricambio, e quindi ‘le dò il numero diretto della ditta che lo deve procurare, così le danno direttamente i tempi di consegna’.
Peccato che dopo aver scritto il famigerato numero, io mi accorga con orrore e grande disappunto, che si tratta dello stesso identico numero verde che contattiamo, io e mia zia, 4 volte al giorno, ormai da 20 giorni comodi.
Tuttavia ritento, l’impiegata, come da prassi, chiede il mio numero di telefono, le chiedo stavolta di passarmi subito un tecnico e di smetterla di prendermi in giro, dice che non può, ma che mi farà richiamare sicuramente.
Siccome il mio numero già ce l’hanno, non glielo ridò, ma la saluto decisamente poco cordialmente.
Ritento quindi con l’architetto, che invece di darmi una soluzione concreta, scrive una mail in diretta, mentre sono al telefono con lei , lei dice “minatoria” alla ditta che deve procurare il pezzo.
Poi, assurdità che sa quasi di irreale, cerca di convincermi che mia madre è pure fortunata perchè vive in un condominio almeno con ascensore (che guarda un po’ però non funziona e si rompe ogni tre per due!) mentre la sua, che ha una badante H24, abita al terzo piano e nemmeno ce l’ha. In pratica sta intavolando una gara su chi abbia la madre più malata! Siccome interrompo sul nascere questa assurda competizione, mi dice pure che di telefonate come la mia ne riceve a decine (…)”
Questa quindi è la persona che dovrebbe  assicurare la manutenzione di un condominio dove abitano anziani, tra cui anche una donna invalida e che non può fare le scale, e che da 20 giorni, ripeto, è costretta a casa sua.
La vera tragedia è che tra due giorni mia mamma, ha un’importante visita di controllo per vedere se il suo rene, l’unico rimasto tra parentesi, non è stato compromesso da una possibile infezione in corso, e io non so ancora se, ad allora, lei potrà andarci a questa visita.
Ma come si chiama quando qualcuno rende impossibile a qualcun altro il poter uscire di casa liberamente? Non si chiama forse sequestro di persona? E qui, non è esattamente quello che sta succedendo?”

La madre di Samantha ha 62 anni, è invalida da 25 per danni al midollo osseo in seguito ad incidente stradale. Paga regolarmente l’affitto, nella fascia più alta, oltre i 300 euro al mese. A Natale, per la prima volta da sei anni, aveva acconsentito ad andare a festeggiare fuori casa, ospite della figlia. Ma anche quel giorno l’ascensore era rotto e alla fine aveva rinunciato ad uscire, rimanendo così da sola.

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