Case vacanze di lusso abusive in Salento, 34 a processo tra cui un pizzighettonese
C’è anche un pizzighettonese di 53 anni tra le 34 persone per le quali il gup del tribunale di Lecce Giovanni Gallo ha chiesto il rinvio a giudizio (prima udienza il 3 febbraio) per il reato di lottizzazione abusiva, deturpamento paesaggistico e abuso d’ufficio (quest’ultima ipotesi contestata ad un solo imputato). Un caso che in Salento sta tenendo banco da almeno tre anni, da quando è partita l’inchiesta su una serie di interventi edilizi riguardanti gli antichi ‘caseddhi’ (costruzioni di campagna originariamente destinate al ricovero di attrezzi e al riparo degli agricoltori) nella campagna di Alliste con affaccio sulla marina di Capilungo, una delle zone più ricercate per ricavarvi residenze estive. E difatti nella lunga lista degli imputati figurano soprattutto proprietari residenti nel nord Italia, oltre a direttori dei lavori e tecnici comunali e componenti del gruppo progetto pilota “Abaco dei Trulli”.
Secondo l’inchiesta condotta dal procuratore aggiunto della Procura di Lecce Elsa Valeria Mignone, in questa zona tutelata dal punto di vista paesaggistico, al posto delle caratteristiche costruzioni in pietra a secco sono state realizzate, con forzature sul Prg, ville con strutture portanti in cemento armato, piscine, viali, servizi igienici, tettoie, pavimentazioni, ed ancora impianti idrici, fognature, depositi. Il tutto in una zona a destinazione agricola all’interno della zona tutelata ‘Serra di Alliste’.
Come si legge sul blog ‘salentodascorpire’, i caseddhi o pajare sono “delle antichissime costruzioni realizzate in pietra, molto spesso di forma circolare. Erano utilizzate dai contadini come rimessa per i loro attrezzi agricoli, in modo da non doverseli portare dietro ogni volta. Non solo: quando il lavoro nei campi era molto lungo e faticoso, i lavoratori potevano decidere di fare una pausa e riposarsi nella loro bella casetta in pietra. O ancora, in caso di cattivo tempo improvviso, potevano mettersi al riparo senza necessariamente dover tornare in fretta a casa.
Solitamente, le pajare erano molto povere al loro interno. Presentavano al massimo la predisposizione per un caminetto rudimentale e all’esterno una scala che conduceva alla sommità della costruzione. Nel Salento se ne possono ammirare talmente tante, sparse nelle campagne, che quasi non si nota più la loro presenza. Ma agli occhi di un turista di certo non possono passare inosservate. Le più antiche pajare risalgono all’anno mille. Molte pajare nel corso dei secoli sono andate distrutte, molte altre, invece, hanno resistito e spiccano ancora fiere nelle campagne del Salento, tra gli ulivi. Altre ancora sono state ristrutturate e trasformate in strutture ricettive all’interno degli agriturismi e oggi sono richiestissime dai turisti”.