Economia

Confcommercio pensa ad una class action per l'errore sulla zona rossa

Secondo Confcommercio “la valutazione non corretta sul colore da assegnare alla nostra regione  è costata alle imprese lombarde almeno 600 milioni di euro, ed è una stima prudenziale”

“Quanto successo – afferma Andrea Badioni, presidente di Confcommercio Cremona – è l’ennesima testimonianza di come l’Italia, ormai da tempo, sia entrata nel girone dell’irrazionalità e dell’autolesionismo, di come non ci sia la giusta attenzione a una crisi economica che rischia di diventare anche occupazionale e sociale.

“Non ci interessano le polemiche politiche. Noi evidenziamo la realtà dei fatti: decine di migliaia di imprese hanno subito un ulteriore stop che, per quanto riguarda l’abbigliamento, è bene ricordarlo, è arrivato nel pieno della stagione dei saldi.

“Ma non c’è solo la moda, parliamo di un blocco forzato per tanti comparti, dai negozi di arredamento ai mercati non alimentari, agli estetisti, solo per citarne alcuni. Senza trascurare il fronte dei negozi nei centri commerciali, troppo spesso dimenticati.

“E poi resta il tema drammatico ed attualissimo della ristorazione. Chi risarcirà le imprese per questa ennesima settimana buttata inutilmente? E’ evidente che se c’è stato un errore da parte di qualcuno, è giusto che venga posto di fronte alle proprie responsabilità.

“Le partite Iva e chi le rappresenta (dunque anche noi come Confcommercio) stanno pensando ad una class action. Se il Governo fosse responsabile agirebbe autonomamente, con ristori compensativi calcolati sul fatturato, nello stesso periodo, dichiarato lo scorso anno. Salverebbe, almeno, la dignità. Perché non basta la maschera dell’innocenza se si lavora con “comitati di esperti”.  Sarebbe bastato dare ascolto a quelle voci – peraltro numerose – che, da subito, si erano stupite per la decisione di condannare la Lombardia alla “zona rossa”.

“A noi non interessa e non aiuta sapere di chi sia la colpa. A noi interessa (anzi lo pretendiamo) che non siano ancora una volta le imprese a pagare il conto. Lo Stato, la sua burocrazia, ci hanno insegnato che chi sbaglia paga. Mai nessuno spererebbe, magari davanti ad un funzionario dell’Agenzia dell’Entrate, di cavarsela dicendo ‘scusate ho fatto un errore, starò più attento, la prossima volta’. Se dalle proprie decisioni dipende il futuro di una Regione, una dei motori d’Europa, non solo dell’Italia, delle sue imprese e dei suoi dipendenti, occorre avvertire fino in fondo il peso della responsabilità e agire di conseguenza. Non come è stato fatto ora dimenticando che milioni di piccole aziende, milioni di partite Iva rappresentano per un Paese un patrimonio vitale”.

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