Il vigile sospeso 6 mesi:
"Personalità incline ai soprusi"
Lo scorso febbraio il gip Pierpaolo Beluzzi, accogliendo la richiesta del pm Milda Milli, aveva applicato la misura interdittiva della sospensione dal servizio per sei mesi al vigile urbano Angelo Sorvillo, 32 anni, finito sotto indagine della procura per falso ideologico e abuso d’ufficio per fatti commessi tra il 13 ottobre e il 23 novembre del 2020. La misura è stata confermata anche dal tribunale del Riesame di Brescia che ha rigettato il ricorso dell’indagato.
La contestazione di abuso d’ufficio riguardava un episodio nel quale è coinvolto un altro agente, Paolo Villa: secondo le indagini, su richiesta del collega, Sorvillo aveva effettuato a titolo personale un accesso abusivo su accertamenti inerenti la residenza del vicino di casa di Villa per agevolare quest’ultimo, infastidito da alcuni rumori.
Una volta all’interno dell’abitazione, Sorvillo aveva gettato a terra i documenti di identità richiesti al vicino che, insospettito dal quel comportamento insolito, aveva filmato l’accaduto. L’agente, inoltre, aveva portato via un mattarello da cucina, omettendo di verbalizzare sia il sequestro che l’attività svolta. Prima di andarsene, aveva anche fatto la multa per divieto di sosta a carico del vicino nonostante la sua auto fosse regolarmente parcheggiata.
In sede di interrogatorio, l’indagato si era difeso, dicendo di non aver gettato a terra i documenti, ma che erano caduti perchè il vicino aveva ritratto la mano al momento della restituzione, e in quanto al mattarello, che era nel portaombrelli, aveva riferito di averlo prelevato per timore che la discussione potesse degenerare.
Per il Riesame, “tutte le condotte contestate all’agente risultano commesse in violazione di specifiche norme di legge, del tutto esenti da margini di discrezionalità”. In particolare, per l’episodio del vicino, i giudici parlano di “atteggiamento sprezzante e intimidatorio” in riferimento alle modalità di controllo della persona, al sequestro del mattarello, senza la dovuta verbalizzazione, e alla multa fatta all’auto regolarmente parcheggiata. L’unica ad essere stata sanzionata.
Contro Sorvillo c’è anche l’episodio che riguardava una donna in stato di ebbrezza che dopo un litigio con il compagno aveva gettato fuori dall’abitazione alcuni attrezzi ed effetti personali dell’uomo. Alla richiesta degli agenti di fornire le proprie generalità, aveva dato in escandescenze ed era quindi stata ammanettata e condotta al comando.
Dal filmato della bodycam in dotazione ad uno degli agenti intervenuti, è emerso però che la donna, seppur in stato di alterazione, non aveva tenuto alcun comportamento aggressivo, e, a fronte della richiesta di fornire le sue generalità, aveva indicato il campanello dell’abitazione sul quale c’era scritto il suo cognome senza opporre alcuna resistenza. Secondo i giudici, la donna, “pur tenendo un comportamento ostruzionistico e censurabile, aveva una condotta passiva che non giustificava l’uso delle manette”.
E infine l’accusa di falso: il vigile, fuori servizio, aveva filmato con il telefonino le auto in sosta vietata davanti ad una scuola materna, compilando i verbali per le sanzioni solo successivamente, una volta rientrato al lavoro. Ben 25 i verbali emessi dal vigile senza la divisa nei pressi della sua abitazione.
Multe illegittime, secondo i giudici del Riesame: “Gli avvisi di accertamento erano infatti contestati in assenza dei conducenti, nonostante gli stessi si trovassero all’interno delle vetture o nelle immediate vicinanze. La presenza dei conducenti emergeva dai numerosi esposti presentati dai destinatari delle sanzioni che, pur avendo pagato le multe, si dolevano delle relative modalità di accertamento”.
L’indagato, infatti, aveva emesso gli accertamenti attestando l’assenza dei trasgressori, violando l’articolo “che impone l’immediata contestazione: ciò, sia per evitare indebite spese di notifica della multa e per consentire di inserire nel verbale tutte le dichiarazioni ritenute rilevanti ai fini dell’eventuale impugnazione”.
Sulle esigenze cautelari, il Riesame ha ritenuto “oltremodo attuale e concreto il pericolo che l’indagato, avendo reiteratamente agito in totale spregio delle disposizioni che disciplinano l’esercizio dei poteri pubblici, continui ad utilizzare le facoltà previste dall’ordinamento per realizzare scopi personali o comuni con altri colleghi di reparto. La reiterazione delle condotte arbitrarie e soprattutto le sprezzanti modalità mediante le quali abusava dei poteri di pubblico ufficiale e l’ingiustificato utilizzo della forza danno conto in modo eclatante di una personalità incline ai soprusi e alla sopraffazione”.
“L’assenza di remore”, scrivono i giudici, “nel tenere le condotte illecite anche alla presenza di altri colleghi (o contando espressamente sulla loro copertura) e nel redigere documenti falsi per dare una giustificazione, a posteriori, al proprio operato, rendono evidente la necessità di una misura cautelare in concreto idonea ad impedire al Sorvillo di continuare a sfruttare la posizione di garanzia propria della funzione pubblica per occultare comportamenti chiaramente illeciti.
L’assenza di totale resipiscenza per gli abusi perpetrati e l’evidente senso di impunità che connotano il suo operato, rendono, pertanto, pienamente adeguata la misura interdittiva emessa dal giudice di prime cure, occorrendo precludere all’indagato l’esercizio temporaneo proprio di quella funzione di cui si è servito per perorare indebitamente i propri interessi individuali”.
Sara Pizzorni