Vicenda Tamoil, lunedì
conferenza dei servizi
Si svolgerà lunedì mattina la conferenza dei servizi per valutare la necessità dell’apertura di un nuovo procedimento in merito all’eventuale contaminazione del sito della Bissolati da parte di Tamoil. A convocarla, nelle scorse settimane, è stata l’assessore Simona Pasquali, alla luce delle sollecitazioni della società canottieri stessa, che a inizio gennaio ha presentato al Tribunale un Accertamento Tecnico Preventivo attivato nell’ambito del procedimento civile avviato nei confronti della ex raffineria. Documento nel quale si certifica la presenza costante di almeno 70 centimetri di surnatante nel sottosuolo. Alla riunione di domani saranno presenti i tecnici delle due parti in causa, ma anche Arpa Lombardia. Allo studio, sarà il protocollo di messa in sicurezza attualmente attivo, che secondo tecnici e legali della Bissolati, va rivisto alla luce degli esiti delle sentenze penali e della documentazione prodotta negli ultimi mesi.
Sulla vicenda sono intervenuti anche i radicali, Gino Ruggeri e Sergio Ravelli, da anni in prima linea nella battaglia contro l’inquinamento prodotto dalla raffineria. “Siamo ad uno snodo decisivo della vicenda Tamoil” commentano. “Gli enti locali, Comune e Provincia in particolare, hanno la possibilità di imprimere un drastico cambio di rotta alla luce degli ultimi accadimenti che hanno coinvolto la canottieri Bissolati”.
Secondo loro, “la prossima Conferenza dei Servizi può finalmente decidere di rivedere radicalmente l’impostazione generale del procedimento amministrativo e di conseguenza dell’attuale procedimento di messa in sicurezza operativa (MISO) che prevede il sostanziale “confinamento” della contaminazione all’interno del sito Tamoil.
Infatti, per quanto riguarda le acque di falda ed il prodotto surnatante, il confine dello stabilimento non è stato rispettato in considerazione dell’ipotesi che le aree rivierasche avessero una sorgente “autonoma” di contaminazione. Ipotesi definitivamente sconfessata dalle quattro sentenze emesse a carico della Tamoil che è stata ritenuta la sola responsabile del disastro ambientale, confermando la presenza di una sorgente unica di contaminazione all’interno della raffineria che si è estesa alle aree esterne”.
I due rivolgono quindi “un pressante invito al Comune, quale unico responsabile del procedimento amministrativo, affinché richieda alla società Tamoil l’attivazione con la massima sollecitudine delle procedure operative previste dall’art. 242 del D.Lgs. 152/2006.
Ma questo non sarà sufficiente. Per fermare l’inquinamento delle aree esterne, che nonostante le opere di ripristino ambientale in atto da oltre 14 anni sta ancora proseguendo, occorre una nuova verifica delle matrici ambientali del sito Tamoil, a partire dallo stato di usura dei serbatoi (vecchi di 70 anni), della rete fognaria (vecchia di 50 anni) e da una revisione drastica della funzionalità della barriera idraulica”.
Questi interventi dovranno, secondo i radicali, essere condizione sine qua non “per dare il via libera a qualsivoglia progetto di re-industrializzazione dell’area dell’ex raffineria. Il sito Tamoil, prima di ospitare nuove attività industriali, deve essere messo in sicurezza e bonificato.
Infine, gli enti locali dovranno avviare al più presto una interlocuzione politico-istituzionale col Ministero dello sviluppo economico finalizzata alla revisione dell’accordo di programma sottoscritto nell’aprile 2011, dopo la chiusura della raffineria. In tale accordo è contenuta la clausola: Tamoil dichiara di non essere responsabile dell’inquinamento delle aree esterne al proprio sito. Con tutta evidenza, clausola anacronistica e non veritiera”. lb