Cronaca

Mosca: “Nessun paziente è stato
abbandonato al suo destino”

“Nessuno di quei pazienti è stato abbandonato al suo destino”. Lo ha detto nell’aula della Corte d’Assise di Brescia l’ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari Carlo Mosca, 49 anni, originario di Persico Dosimo, accusato di omicidio volontario plurimo per aver iniettato farmaci, risultati letali, a tre pazienti affetti da Covid nelle primissime fasi dell’emergenza pandemica. Oggi, quinta udienza del processo, l’imputato, arrestato nel gennaio del 2021 e tutt’ora ai domiciliari, si sta difendendo dalle accuse mosse dal pm Federica Ceschi.

L’accusa lo ritiene responsabile di aver somministrato a Natale Bassi, 61enne di Ghedi, Angelo Paletti, 79enne di Calvisano, e ad Ernesto Nicolosi, 87enne di Carpenedolo, Succinilcolina e Propofol, farmaci incompatibili in assenza di intubazione, in quanto inducono il blocco dei muscoli, e se somministrati ad un degente da non intubare, questi va in arresto respiratorio e muore. Due fiale di Succinilcolina e una fiala di Propofol erano state trovate nel cestino del reparto.

Secondo i consulenti del pm sentiti nel corso dell’ultima udienza, tracce di Propofol erano state trovate solo nel corpo di Paletti, mentre la Succinilcolina non era stata trovata in nessuno dei tre deceduti. “Non è rintracciabile”, avevano spiegato i consulenti, “in quanto gli enzimi del corpo la disperdono. Non possiamo sapere se fosse stata somministrata”. In Paletti, secondo i consulenti, il Propofol era stato iniettato peri mortem, e cioè poco prima del decesso. Per l’accusa, non c’era motivo di somministrare il farmaco a quel paziente, che non era stato intubato.

Sara Pizzorni

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