Cronaca

Spedizione punitiva: indiano
massacrato di botte. Sette indagati

Sequestro di persona e lesioni personali aggravate in concorso. Sono le accuse che la polizia  contesta a sette persone coinvolte nell'”Operazione Agguato”, coordinata dalla procura di Cremona e condotta dalla Squadra Mobile guidata dal dirigente Marco Masia.

Il personale della Mobile di Cremona e del Commissariato di Crema, con la collaborazione delle Squadre Mobili di Brescia, Bergamo e Lodi, ha dato esecuzione ad un’ordinanza cautelare con la quale il gip di Cremona ha disposto la custodia in carcere nei confronti di sette indiani di età compresa tra i 25 e i 40 anni, la maggior parte bergamini, presunti autori di una violenta aggressione avvenuta il 29 gennaio scorso nei pressi di Romanengo.

L’indagine ha preso avvio quando un 30enne indiano era stato ricoverato al pronto soccorso di Crema in stato di semi incoscienza con ferite da taglio su tutto il corpo e  numerosi traumi. Dalla ricostruzione dei fatti è emerso che quella sera di gennaio il 30enne, mentre stava aspettando l’arrivo di un amico nelle vicinanze di Bottaiano, era stato vittima di un agguato da parte di alcuni connazionali. Questi ultimi, dopo essere riusciti a rintracciarlo, l’avevano rincorso a bordo dei loro autoveicoli ed investito durante un tentativo di fuga in un vicolo senza uscita. L’uomo era stato aggredito, gli erano state legate le mani dietro la schiena con una corda ed era stato costretto a salire su una macchina.

Dopo averlo sequestrato, il gruppo lo aveva condotto in mezzo alla campagna, in una zona isolata, dove era atteso l’arrivo di altri connazionali per iniziare un secondo violento pestaggio con bastoni, mazze di ferro ed armi da taglio. Il 30enne aveva riportato profondi tagli su diverse parti del corpo ed era stato anche minacciato. I suoi aggressori lo avevano avvertito che se si fosse messo contro di loro, avrebbero ucciso lui e la sua famiglia.

Solo dopo diversi minuti, a seguito delle evidenti lesioni riportate e della perdita di conoscenza, l’uomo era stato accompagnato dai suoi stessi assalitori davanti all’ospedale di Crema.

La lunga e complessa attività investigativa, fatta di servizi di osservazione, pedinamenti e anche dell’impiego di strumentazioni tecnologiche, ha permesso di identificare e collocare sui luoghi dove si sono verificati i fatti i sette indagati. I motivi dell’aggressione sarebbero da ricondurre a precedenti dissapori e ad un tentativo di affermazione di predominanza territoriale degli assalitori.

Grazie all’imponente dispiegamento di forze di polizia nelle province di Cremona, Lodi, Bergamo e Brescia, e ad un minuzioso setacciamento delle aree dove risiedevano o dove lavoravano alcuni dei sospettati, in cinque sono stati rintracciati e condotti in carcere, mentre per i restanti due vanno avanti le ricerche, estese anche in ambito internazionale.

Sara Pizzorni

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