Movida, Confcommercio:
"Trovare punto di equilibrio"
“La movida non può e non deve assumere una connotazione negativa perché è una delle forme di risposta alla domanda di relazionalità ed interazione sociale e coincide, di fatto, con una fruizione pubblica, collettiva e virtuosa degli spazi pubblici, integrati positivamente dai locali gestiti dai privati”: così Alessandro Lupi, presidente Fipe-Confcommercio, interviene sul dibattito relativo alla movida cremonese, che da tempo divide la cittadinanza.
I problemi principali riguardano il rispetto del decoro urbano, ma anche il problema del rumore eccessivo, che nei fine settimana spesso non lascia dormire i residenti. “Anche noi di Fipe condanniamo comportamenti poco rispettosi della quiete dei residenti e del decoro urbano per non parlare dei casi di “mala-movida” che nulla hanno a che fare con le nostre attività ed il nostro lavoro quotidiano” continua Lupi.
“É necessario trovare un punto di equilibrio per migliorare la qualità della vita di chi si diverte e di chi risiede nelle zone del divertimento perché é essenziale consentire alle aziende di somministrazione di svolgere nel miglior modo possibile la propria attività nell’interesse stesso della città e della sua economia. Con questa finalità stiamo collaborando da tempo con l’amministrazione comunale dando massimo supporto per determinare soluzioni condivise che, nel tutelare le esigenze di decoro e di quiete dei residenti, non arrivino a penalizzare lo svolgimento dell’attività lavorativa dei nostri associati”.
Per questo non sono mancati i momenti di confronto. “Abbiamo fatto alcune proposte, ad esempio: la richiesta di maggiore sicurezza a favore della movida oppure l’attuazione di una regolamentazione più stringente in materia di liberalizzazione delle attività di somministrazione con il fine di evitare un’offerta fuori controllo che determina la conseguente presenza di operatori che non si possono ritenere professionisti del settore” continua Lupi.
Prosegue sullo stesso tema Emiliano Bruno, vicepresidente Fipe-Confcommercio, specificando che: “I pubblici esercizi puntano sulla qualità della loro offerta e sulla professionalità del personale perché siamo convinti che solo attraverso le competenze e una costante attività di formazione e sensibilizzazione degli operatori, sia possibile arginare fenomeni come quello della “mala-movida”. Ci teniamo a sottolineare che la “mala-movida” é lontana dalla nostra cultura e dalle nostre tradizioni ed oggi, purtroppo, è alimentata da chi vende e/o somministra, spesso abusivamente, alcol a basso costo o infrangendo leggi e regole”.
Conclude Bruno con un’ultima riflessione: “L’estate appena trascorsa ha consentito alle nostre aziende di riprendere a lavorare dopo due anni di pandemia ed ora, purtroppo, ci ritroviamo un momento molto complesso sia per noi che per i nostri clienti a causa dei costi insostenibili causati dal caro bollette. In questo difficile periodo dovremmo evitare che comportamenti “degeneranti” di pochi singoli avventori trasformino la movida dà opportunità a problema, anche perché il comportamento virtuoso di un esercente non ha la stessa attenzione mediatica di un comportamento inappropriato di un avventore e questo rischia di trasformare, nell’immaginario dell’opinione pubblica, tutta la movida in “mala-movida” creando un ulteriore ed inappropriato danno di immagine ai pubblici esercizi”.