Parson Dance in scena
al Ponchielli il 6 dicembre
Caposaldo della modern dance made in Usa, Parsons Dance incarna la forza dirompente di una danza carica di energia e positività: una carrellata tra storiche e nuove coreografie, in scena martedì 6 dicembre (ore 20) al Teatro Ponchielli. Una compagnia da vedere, assaporare e da godersi!
Parsons Dance è una compagnia americana di danza contemporanea con sede a New York, riconosciuta a livello internazionale per la sua danza energica, atletica e corale. Fondata nel 1985 dal Direttore Artistico David Parsons e dal Lighting Designer Howell Binkley, la compagnia è stata in tour in tutti e cinque i continenti, in 30 paesi e in più di 445 città, e si è esibita nei più importanti teatri e festival.
La compagnia Parsons Dance, con i suoi quasi quarant’anni di spettacoli e i suoi ballerini solari, che trasmettono gioia di vivere, dopo due anni di fermo forzato torna a grande richiesta in Italia con un nuovo tour. Parsons Dance interpreta al meglio l’avvincente visione artistica di David Parsons e include nel proprio repertorio di coreografie originali, esaltate dal gioco di luci del lighting designer Howell Binkley – vincitore di un Tony Award per lo spettacolo di Broadway Hamilton –, due nuove coreografie di Parsons, che faranno il loro debutto proprio in questo tour italiano: The Road e Balance of Power.
The Road è la storia di un viaggio, dimostrato visivamente dai ballerini che, per la maggior parte del pezzo, si muovono da un lato all’altro del palco creando un flusso continuo di movimento. David Parsons ha creato questa coreografia sulle note di Peace Train, di Trouble e di altre canzoni iconiche del grande artista nominato a un Grammy Award e ufficialmente entrato nella Rock and Roll Hall of Fame, Yusuf/Cat Stevens. “Yusuf è un artista singolare”, dice David Parsons nel descrivere perché ha selezionato alcuni suoi pezzi come sfondo musicale per The Road. “La sua musica ci conduce in viaggi emozionali con cui tutti noi possiamo relazionarci”.
Balance of Power è un assolo che David Parsons ha creato nel 2020 in collaborazione con il compositore/percussionista italiano, Giancarlo De Trizio, per l’acclamata ballerina della compagnia, Zoey Anderson. Durante lo sviluppo creativo e il processo coreografico, De Trizio è stato in studio tutto il tempo, concessione assai rara per un musicista, e questo rende Balance of Power ancora più intrigante perché mette in luce l’equilibrio di potere tra musicista, ballerino e coreografo. “Ciascun movimento che Zoey Anderson faceva era perfettamente accordato a uno specifico suono di batteria: un ottimo modo per evidenziare i movimenti di un solo ballerino in rapporto ai ritmi martellanti delle percussioni”.
Ispirato al Boléro di Maurice Ravel, anche il ritmo di Balance of Power inizia lentamente e in sordina fino a crescere e sfociare in un ritmo frenetico e a tutto volume, in una cacofonia di suono e movimento. Balance, l’equilibrio, ovvero la resistenza e il controllo del ballerino che coordina e accorda i propri movimenti a ciascuno dei suoni percussivi, è certamente chiave in questo pezzo, al punto che sorge spontaneo domandarsi se sia il ballerino che istiga la musica o viceversa.
Quattro storiche coreografie del repertorio di Parsons, adorate da sempre dal pubblico italiano, completano lo spettacolo: Nascimento, creata nel 1990 sulla musica appositamente composta da Milton Nascimento – grande compositore brasiliano – per David Parsons: una coreografia luminosa, vivace, in cui significativa è l’influenza del jazz e della danza africana, e i cui duetti alludono a una storia di gioia e di riverenza; Shining Star, un’opera che Parsons ha creato per Alvin Ailey American Dance Theater nel 2004, eseguita per la prima volta da Parsons Dance nel 2008 e descritta dal New York Times come “una danza di gruppo elegante, divertente e sexy”; The Envelope, ideata nel 1984 sulle rinomate musiche di Gioachino Rossini, che mette in scena la stravagante storia di una lettera che ritorna in continuazione al mittente per quanto questi cerchi di liberarsene; e poi la sempre elettrizzante Caught, incredibile assolo del 1982, una fusione mozzafiato di arte e tecnologia sulle musiche di Robert Fripp, che richiede da parte del ballerino una resistenza atletica pazzesca in una frazione di secondo: grazie, infatti, a un gioco di luci stroboscopiche, l’illusione che il ballerino possa contrastare la forza di gravità e librarsi a mezz’aria, ha reso questo pezzo, nel corso degli anni, tra le coreografie senza dubbio più acclamate di David Parsons.