Economia

Imprenditori stranieri a Cremona,
in 12 anni incremento del 17,7%

Oggi sono 3.599 pari al 9,2% del totale dei titolari di imprese iscritte alla Camera di commercio di Cremona

Sono sempre più numerosi gli imprenditori immigrati presenti sul territorio cremonese. Secondo l’elaborazione della Fondazione Leone Moressa, istituto di ricerca creato e sostenuto dalla Cgia di Mestre, sui dati Infocamere, al 31 dicembre 2022 sono 3.599. Il fenomeno ha conosciuto un incremento del 17,7% nel periodo 2010-2022 mentre, negli stessi anni, il numero di imprenditori italiani sul territorio cremonese è calato del 15,1%. A Cremona lavora il 2,2% degli imprenditori immigrati presenti in Lombardia e l’incidenza di imprese con titolare nato all’esterno sul totale delle aziende cremonesi è del 9,2%.

A livello nazionale, gli imprenditori stranieri sono 761.255, pari al 10,1% del totale. Negli ultimi dodici anni, come rilevato per l’area cremonese, mentre le imprese con titolare italiano sono calate (-10,2%), quelle con un imprenditore straniero sono aumentate (+39,7%). Anche nell’ultimo anno il numero di immigrati che fanno impresa è aumentato (+1,1%), mentre quello dei nati in Italia ha subito un lieve calo (-0,8%).

La prima regione per numero di imprenditori stranieri è la Lombardia, con poco più di 160mila unità (oltre un quinto del totale nazionale) e un’incidenza del 12%. In Liguria (13,7%), Toscana (13,4%) e Lazio (12,9%) si registrano i valori più alti per quanto riguarda il rapporto tra imprese con titolare straniero e numero totale di società iscritte alle Camere di commercio. Nella nostra regione, il primato spetta a Milano sia in termini assoluti (88.562) sia per incidenza (15,5%). Seguono Brescia (16.233), Bergamo (12.039) e Varese (9.296).

Guardando alla provenienza geografica degli imprenditori stranieri operativi in Italia, i primi due paesi sono Cina (77.541) e Romania (75.801), che insieme rappresentano un quinto degli imprenditori immigrati nel nostro paese. Nell’ultimo anno, le comunità con gli aumenti più significativi sono state Albania (+7,4%), Egitto (+3,9%) e Pakistan (+3,5%). Stabile invece il Bangladesh, che negli ultimi dodici anni aveva registrato un raddoppio dei propri imprenditori (+136,8%). Il “tasso di imprenditorialità” per ciascuna comunità (ossia il rapporto tra imprenditori e popolazione nella fascia tra 15 e 64 anni) vede in testa la Macedonia (51,3%), seguita da Russia (34,8%) e Cina (31,6%), mentre sono fortemente al di sotto della media Albania (12,9%), Romania (8,8%) ed India (7%). Il settore con più imprenditori nati all’estero è il commercio, con 235mila imprenditori (31% del totale). Seguono servizi e costruzioni, rispettivamente col 24,2% e il 22,4% del totale.

A livello provinciale, in termini assoluti le concentrazioni più importanti di imprenditori immigrati sono presenti nelle grandi città ed in particolare a Milano, Roma, Torino e Napoli. Se invece consideriamo l’incidenza sul totale imprenditori, il picco massimo si raggiunge a Prato, dove il 25,6% degli imprenditori è nato all’estero. Altre quattro province segnano valori al di sopra del 15%: si tratta di Trieste, Imperia, Milano e Firenze. “La crescita dell’imprenditoria immigrata – spiegano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa – non è più una sorpresa. Il trend – proseguono – continua anche negli anni di crisi, parallelamente rispetto al calo degli italiani, tanto che gli imprenditori nati all’estero sono ormai un decimo del totale. Il fenomeno – conclude la ricerca – può essere un’opportunità anche per le imprese italiane, ma sono ancora poche le sinergie”. g.lo.

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