Confcommercio: "Economia
in frenata nel 1° trimestre 2023"
Il rallentamento dell’attività economica e la recessione tecnica che emergono dalla relazione mensile sull’andamento dell’economia del Paese effettuata da Confcommercio, preoccupa non poco i vertici locali dell’associazione: “Si conferma lento il rientro delle dinamiche inflazionistiche e si conferma altrettanto serio l’impatto sui consumi” commenta il direttore generale di Confcommercio Provincia di Cremona Stefano Anceschi. “Il rallentamento dell’attività produttiva dipende dalla contrazione della domanda delle famiglie”. Tuttavia, c’è uno spiraglio di luce: “A ciò non si è associato, per il momento, un peggioramento del mercato del lavoro, che fa ben sperare per il futuro: è un indicatore che potrebbe restituire fiducia ai consumatori e sostenere la ripresa dei consumi”.
I NUMERI – In linea con le attese, il primo trimestre del 2023 si configura come un periodo di rallentamento dell’attività economica. Anche nel mese di marzo, il PIL dovrebbe ridursi dello 0,3% rispetto al mese precedente. Su base annua si registrerebbe una flessione dello 0,2%. Nel complesso il primo quarto del 2023 si chiuderebbe con una contrazione dello 0,3% mensile, confermando la “recessione tecnica”.
L’indicatore dei consumi segnala la difficoltà a un ritorno dei livelli pre-pandemia. A febbraio 2023, l’Indicatore dei Consumi Confcommercio (ICC) ha evidenziato una riduzione dello 0,1% sullo stesso mese del 2022. Il dato è sintesi di un aumento della domanda per i servizi (+3,7%) e di una flessione di quella relativa ai beni (-1,4%). La minore dinamicità della domanda rilevata nell’ultima parte dello scorso anno e in questi primi mesi del 2023 allontana ancora il ritorno dei consumi delle famiglie in volume ai livelli pre Covid-19.
L’andamento dei prezzi al consumo, a marzo segna una variazione nulla su base mensile e dell’8,1% su base annua. Tale valutazione è determinata esclusivamente dal ridimensionamento dei prezzi dell’energia e del gas. Per molti prodotti e servizi si confermano ancora dinamiche sostenute, in linea con la progressiva tendenza all’aumento dell’inflazione di fondo. La presenza di tensioni all’interno del sistema importazione-produzione-distribuzione consolida i timori di un processo di rientro che, seppure ben avviato, potrebbe subire occasionali rallentamenti, con effetti negativi sulla domanda delle famiglie.
Come per i mesi scorsi, questa stima riflette un andamento positivo dei servizi (+3,7%) e un’ulteriore riduzione della domanda di beni (-1,4%). All’interno di quest’ultimo aggregato si confermano in flessione sia i consumi alimentari (-3,9% tendenziale), sia quelli per l’energia elettrica, segmenti per i quali l’accelerazione dei prezzi ha comportato atteggiamenti molto prudenti da parte delle famiglie. Permangono in una condizione di difficoltà il settore dei mobili (-1,7% su febbraio 2022) e degli elettrodomestici (-2,3%). Al contempo, sembrano svanire gli indizi di recupero che si erano registrati a gennaio per l’automotive e per l’abbigliamento e le calzature. A preoccupare, il confronto con febbraio 2019 in cui l’Icc risulta inferiore dell’8,2%. Per i servizi il calo è addirittura del 19,3%.
“Purtroppo il processo di disinflazione non sarà rapidissimo né appare privo di incognite” sottolinea il presidente provinciale Andrea Badioni. “La riforma del fisco annunciata in questi giorni dal governo va nella direzione giusta: punta alla crescita e alla riduzione del carico fiscale, cosa positiva che libera risorse per le famiglie e le imprese. Ma non basta. Negli ultimi dieci anni hanno chiuso numerose attività anche nel nostro territorio: significa aver perso posti di lavoro e servizi per i cittadini. Servono aiuti concreti sia per le famiglie, sia per le imprese: energia e materie prime sono ancora troppo costosi e, a fronte di conti ancora troppo salati, è comprensibile la cautela delle famiglie nell’approcciarsi all’acquisto”.