Biometano, Provincia: emissioni
e strade punti critici del progetto

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Trenta giorni di tempo, da lunedi 9 ottobre, a disposizione di Fragea srl – la società agricola di A2A che intende realizzare l’impianto di biometano a Cremona – per presentare le integrazioni richieste dagli enti in seguito alla conferenza dei servizi del 15 settembre. Questi i termini fissati nell’ambito della procedura attivata dalla Provincia di Cremona, ente competente per il rilascio del provvedimento autorizzatorio unico (PAU).
Sei i documenti arrivati con le richieste di integrazione: due da parte del Comune di Cremona (settore Mobilità e settore Area Vasta – Ambiente), una da parte dell’Ats Val Padana, una dall’Ato, un’altra congiunta da parte delle amministrazioni comunali di Gerre de Caprioli e Bonemerse; infine, una richiesta (a sua volta contenente vari capitoli) da parte della stessa amministrazione provinciale, settore Ambiente.
Fragea potrà richiedere un’estensione dei termini per rispondere, fino al massimo di tre mesi, un termine che sposterebbe al nuovo anno questa fase istruttoria. Una volta arrivate le risposte alle richieste di integrazione, poi, ci saranno 15 giorni di consultazione pubblica di tutta la documentazione.
Insomma, un iter complesso e che richiederà tempi prolungati, tanto più che le sei richieste di integrazione pervenute contengono a loro volta una lunga serie di aspetti da approfondire. Ad esempio il Settore Ambiente della Provincia, per la parte relativa alle emissioni in atmosfera, specifica la richiesta di chiarimenti in 11 diversi punti tra cui: “nota l’elevata produzione del gas climalterante CO2 che deriva dal processo di digestione anaerobica, deve essere presentato uno studio di fattibilità relativo al suo recupero, finalizzato a utilizzarla nei cicli produttivi industriali”; e viene inoltre chiesto quale destino avranno le altre sostanze inquinanti che vengono sottratte dal biogas per ricavarne biometano quali H2S, NH3, siliconi, silossani, polveri.
Al capitolo Studio di impatto ambientale si rileva “la mancanza della componente biodiversità” e successivamente, “l’appartenenza dell’area di progetto in un’area prioritaria per la biodiversità individuata da Regione Lombardia non risulta essere stata oggetto di analisi specifiche. Non si condivide la interpretazione espressa nel documento “Analisi degli strumenti di pianificazione vigenti” secondo la quale le aree prioritarie per la biodiversità non svolgano funzioni determinanti per la conservazione di tale componente ambientale”.
Sempre la Provincia fa proprie le critiche al progetto provenienti dal settore Viabilità del Comune di Cremona, preoccupato per la tenuta delle vie San Rocco e Antichi Budri, già percorsi dai mezzi che entrano ed escono dagli altri impianti del sito, mentre per quanto riguarda la strada Bassa per Casalmaggiore e la Sp 59 di Stagno, “la viabilità provinciale e le interferenze dovute all’attraversamento di zone urbanizzate/residenziali rappresentano elemento di particolare criticità territoriale, evidenziata anche dai Comuni interessati”.
In particolare, la Sp 59 “in alcuni tratti, quali ad esempio quello prossimo a loc. “Lagoscuro” in Stagno Lombardo, presenta situazioni problematiche dovute a cedimenti del piano viabile e/o della fondazione stradale, riconducibili ad una scarsa portanza del corpo stradale e che, prudenzialmente, in futuro, potrebbero imporre la necessità di limitare il transito ad alcune categorie di trasporti.
La situazione viabilistica provinciale esistente è, quindi, estremamente delicata ed ogni ulteriore elemento di conflitto, rappresentato da ampliamenti o da nuove realizzazioni, potrebbe produrre, se non debitamente valutato e/o compensato, potenziali pericoli per la sicurezza stradale o riduzione della funzionalità, a causa dell’aumento dei volumi di traffico che i nuovi insediamenti genererebbero.
Preso atto della documentazione pervenuta, tenuto conto di quanto sopra esposto si ritiene che gli impatti di tipo puntuale e/o diffuso indotti dall’impianto in esame sulla componente traffico e mobilità, potrebbero incidere negativamente sui livelli di servizio e di sicurezza della rete stradale provinciale (e comunale che di fatto ne costituisce prosecuzione senza soluzioni di continuità), anche in termini di “salute pubblica” nel senso più ampio dell’accezione”.
Da parte sua Ats Val Padana chiede di “produrre la Valutazione di Impatto sanitario con approccio epidemiologico e con approccio tossicologico della popolazione esposta (per quest’ultimo da valutare anche il rischio tossicologico derivante da esposizioni cumulate)”.
Lo studio relativo all’impatto sulla qualità dell’aria dovrà indicare i valori degli inquinanti ante e post opera oltre all’effetto cumulato e lo stesso viene richiesto anche per l’inquinamento da traffico indotto, in particolare per i valori di pm2,5 e No2. Proprio le due sostanze per le quali – sottolinea ancora Ats – “già nello scenario ante opera si rileva un generale superamento dei valori guida dell’Organizzazione Mondiale della sanità”. gbiagi