Economia

"Bilanci d'acciaio", nel 2022
consolidata la ripresa

A Travagliato (Brescia) la presentazione dello studio di Siderweb. Per fatturato, la cremonese Arvedi è sul podio dell'acciaio nazionale. Nel 2023 domanda in calo: i fatturati cresceranno ancora ma si ridurrà la marginalità

La cremonese Acciaieria Arvedi è sul podio dell’acciaio nazionale per fatturato dopo Acciaierie d’Italia e Marcegaglia, con ricavi 2022 pari a 3,59 miliardi di euro ed un utile di 404,6 milioni. Il dato è emerso dall’analisi “Bilanci d’Acciaio 2023”, il principale studio di Siderweb che ha indagato in chiave strategica e prospettica i risultati economico-finanziari della filiera siderurgica, attraverso la lettura e l’interpretazione dei dati dei bilanci di esercizio del triennio 2020-22. Giunto alla 15esima edizione, lo studio è realizzato in collaborazione con i professori Claudio Teodori e Cristian Carini dell’Università degli Studi di Brescia ed è sostenuto da Bper Banca e Regesta. La presentazione dello studio è avvenuta oggi pomeriggio alla tenuta Acquaviva di Travagliato (Brescia).

Secondo l’analisi, dopo il crollo degli utili del 2020 e l’incredibile ripresa del 2021, il 2022 ha consolidato il ritorno dell’acciaio nazionale a livelli di attività ormai ben superiori a quelli precedenti la crisi, rafforzando ulteriormente la situazione economica complessiva della siderurgia italiana.

“Bilanci d’Acciaio è uno studio unico in Italia – ha sottolineato l’amministratore delegato di Siderweb, Paolo Morandi -. Quest’anno abbiamo introdotto due importanti novità: la prima riguarda la nuova veste digitale dell’analisi, disponibile da novembre su siderweb.com. Un’area dove trovare i bilanci del settore siderurgico, che possa fornire elementi utili, di analisi e di approfondimento, per orientarsi sul mercato. La seconda novità è legata allo sviluppo di Siderweb: il nostro nuovo piano strategico a 5 anni mira al coinvolgimento sempre maggiore nella community dei settori utilizzatori. Per questo motivo, a essi sarà intitolato un secondo capitolo dell’analisi, che sarà presentato a novembre con un evento dedicato”.

L’analisi riguarda i bilanci di 1.698 imprese di produzione, prima trasformazione, centri servizio e distribuzione di acciaio. “La crescita del fatturato e del valore della produzione nel 2022 è molto alta, vicina al 17%: considerando l’intero triennio 2020-22, lo sviluppo medio annuo è stato del 37%, confermando livelli di attività ormai ben superiori a quelli ante crisi – ha spiegato Cristian Carini, docente dell’Università degli Studi di Brescia -. Su questi ha inciso sia la crescita delle quantità sia l’aumento dei prezzi, che hanno rivestito un’importanza non trascurabile, che continua anche nel 2023”. L’incidenza del valore aggiunto è rimasta invariata. Malgrado ciò, l’Ebitda è aumentato, raggiungendo la soglia psicologica del 10% di incidenza sul fatturato. “Incremento indotto – ha spiegato ancora Carini – dal maggiore assorbimento del costo del lavoro, di quasi 1 punto percentuale, dovuto alla crescita delle vendite”. Nel 2022 si è, poi, registrato un generale incremento degli indici di redditività, che arriva dopo le variazioni positive eccezionali del 2021. L’esercizio “ha permesso al settore siderurgico di rafforzare ulteriormente i risultati del 2021 e, in molte imprese, si tratta del dato migliore degli ultimi anni” ha affermato Claudio Teodori, docente dell’Università degli studi di Brescia.

COME STA ANDANDO IL 2023 – La domanda di acciaio in Italia è prevista in calo del 7,2% nel 2023, con un consumo di circa 23,3 milioni di tonnellate. Dovrebbe tornare il segno più nel 2024: +4,8% con 24,4 milioni di tonnellate. In Europa, la ripresa dell’automotive continua, ma non si prevede che la produzione automobilistica raggiunga i livelli pre-pandemia nel 2024. Anche l’edilizia residenziale risente degli alti tassi di interesse, dei costi dei materiali e della carenza di manodopera, mentre lo slancio degli investimenti infrastrutturali rimane stabile.

IL CONFRONTO INTERNAZIONALE – I ricavi delle vendite nel 2022 sono cresciuti sia in Italia che negli altri Paesi dell’Ue. “In particolare, in Italia gli aumenti più consistenti sono quelli registrati dalla produzione di acciai inox, comuni e legati – ha analizzato Gianfranco Tosini dell’Ufficio studi Siderweb -. Negli altri Paesi dell’Ue, le variazioni più forti sono quelle di fabbricazione di tubi, produzione di acciai inox, distribuzione e centri servizio”. La redditività della gestione caratteristica (Ebit/ricavi) è aumentata in Italia per produttori di acciai comuni e legati e produttori di acciai inossidabili; è leggermente diminuita per fabbricazione di tubi e distributori più centri servizio. Negli altri Paesi dell’Ue, la redditività della gestione caratteristica è invece diminuita per produttori di acciai comuni e legati, produttori di acciai inossidabili e distributori più centri servizio, ed è aumentata solo nel cluster della fabbricazione di tubi. “Il livello di capitalizzazione dei gruppi italiani, sebbene sia aumentato di 3 punti – ha detto ancora Tosini -, rimane inferiore a quello medio degli altri Paesi Ue. Il gap si spiega con l’alto livello di sottocapitalizzazione del gruppo Acciaierie d’Italia”.

IL SENTIMENT DELLE IMPRESE – Siderweb ha sottoposto un questionario a un campione rappresentativo della filiera dell’acciaio nazionale (circa 60 imprese, appartenenti prevalentemente a tre comparti: 29% produzione, 9% centri servizio, 28% distribuzione). Le domande hanno riguardato le attese per i risultati di bilancio 2023 e le prospettive per il 2024. Due le tendenze che si sono delineate: la crescita o la stabilità dell’attività; la preoccupazione per i risultati economici, previsti generalmente in calo. Il sentiment delle imprese ha infatti cambiato colore: da un azzurro indiscusso a un grigio diffuso. “Da una parte, non si poteva certo pensare che certi risultati si potessero ottenere per altri anni e un calo era inevitabile – ha commentato Teodori -; dall’altra, il contesto economico presenta evidenti segni di contrazione della crescita, che influisce sulla percezione e sulle scelte delle imprese”.

I principali problemi sono aumento del costo dell’energia (18%), perdita di competitività (16,7%) e rallentamento nella produzione/commercializzazione (14,7%); seguono la concorrenza sleale (dumping) e l’aumento del costo delle materie prime e semiprodotti (il 62% dichiara aumenti dei costi tra il 10 e il 30%). Secondo quanto emerso, il fatturato continuerà a crescere, anche se in modo meno diffuso, mentre la marginalità tenderà a contrarsi, soprattutto nel 2023. “Tutto ciò considerando che l’incremento dei prezzi di vendita, che ha connotato il 2022, tende a invertire direzione” ha specificato Teodori. L’incertezza poi, soprattutto connessa al costo del denaro, potrebbe modificare i piani di investimento, all’interno dei quali l’innovazione assume sempre più rilevanza. Nel 2024, infatti, il 52% delle imprese ha dichiarato che rivedrà i propri piani d’investimento, rinviandone o eliminandone alcune parti, mentre il 43% non prevede modifiche.

I NUMERI CREMONESI – Il link seguente permette di aprire una tabella con i principali indicatori economici relativi alle imprese cremonesi del settore siderurgico.

I DATI DELL’ACCIAIO A CREMONA

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