Chiesa

Don Andrea Barbieri lascia la Chiesa
Cattolica per quella Anglicana

Il sacerdote cremonese don Andrea Barbieri, finora vicario della chiesa di Sant’Ambrogio, ha lasciato la Chiesa Cattolica per aderire a quella Anglicana. A darne l’annuncio è stato lo stesso sacerdote, in un post pubblicato ieri su Facebook. “Alla vigilia di Tutti i Santi, un giorno di grande importanza spirituale, è per me un privilegio annunciare pubblicamente che sono stato accolto come presbitero nella Inclusive Anglican Episcopal Church, entrando così a far parte della vasta Comunione Anglicana” scrive il presule.

Molteplici sono gli aspetti su cui si fonda la sua scelta: “dottrinali, teologici e legati al mio percorso di vita” evidenzia. “L’esser diventato Anglicano mi colloca in una situazione distinta, ovvero quella di non essere più in comunione con la Chiesa Cattolica di Roma. Tuttavia, mi permette di vivere in piena armonia la mia spiritualità e il dono del sacerdozio, in sintonia con la vocazione alla famiglia e al matrimonio. Lo faccio all’interno di una Chiesa che, pur senza pretese di perfezione, condivide quei i valori di inclusività che ho sempre sperato venissero raggiunti anche dalla Chiesa Cattolica”.

A fronte di questo, il sacerdote chiarisce di non nutrire “rancore verso la Chiesa di Roma” ed espeime la propria “gratitudine al Vescovo di Cremona per il rispetto e l’umanità con cui mi ha trattato, soprattutto durante questi due anni di transizione. Gli sono grato per non avermi lasciato solo, per non avermi buttato in mezzo alla strada senza stipendio e senza risorse e per aver instaurato con me un dialogo aperto e sincero. Continuerò a pregare per lui, anche se il suo nome non sarà più menzionato nelle mie celebrazioni eucaristiche”.

Don Andrea ha esteso il proprio ringraziamento “ai sacerdoti con i quali ho avuto il piacere di collaborare, in particolare a coloro che continuano a salutarmi affettuosamente quando li incontro, e ai fedeli delle parrocchie dove ho servito, che continuano a mostrare stima e affetto nei miei confronti”.

Tuttavia, il sacerdote si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa: “Purtroppo, devo anche dire con grande dispiacere che in questi due anni mi è capitato di dover fasciare alcune ferite. La scelta che ho fatto non è stata digerita da tutti allo stesso modo. Diverse persone hanno smesso di salutarmi, mi hanno tolto l’amicizia o addirittura mi hanno invitato a non contattarle più”.

“A chi ha reagito in questo modo, voglio dire che mi dispiace per loro” aggiunge. “Quando si siedono in chiesa e ricevono la Comunione, possono pensare di essere cristiani, ma dovrebbero forse riflettere su cosa realmente significhi quella fede. Se in me, come sacerdote, non vedono la “persona” ma solo un “ruolo”, allora forse quel che provano è più un ossequio all’istituzione”.

“Nella mia attuale chiesa, ho scoperto una comunità in cui i leader ecclesiastici possono essere visti come amici e non come figure autoritarie, e questo è un dono inestimabile. Un ringraziamento speciale va alla mia famiglia, che mi ha sempre compreso e rispettato, anche se non necessariamente ha il dovere di condividere tutte le mie scelte. E non posso non menzionare la persona che è al mio fianco in questa nuova fase di vita. La sua comprensione e condivisione riguardo le ragioni delle mie scelte sono per me come una “colonna portante” che destinerebbe al crollo definitivo ogni cosa se dovesse venir meno” ha sottolineato ancora il prete.

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