Cronaca

Mosca assolto, i giudici: "Contro
di lui prove insufficienti"

Assoluzione con la formula dubitativa in quanto “impossibile escludere ipotesi alternative a quella che vede Mosca utilizzare quelle fiale per cagionare la morte di Angelo Paletti”. Così la Corte d’Assise d’Appello di Brescia motiva la sentenza emessa il 13 ottobre del 2023 nei confronti di Carlo Mosca, 51 anni, originario di Persico Dosimo, ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari.

Il medico, oggi al 118 degli Spedali Civili di Brescia, era accusato di aver iniettato nel 2020, in piena pandemia, a tre degenti malati di Covid, Succinilcolina e Propofol, farmaci incompatibili in assenza di intubazione, e letali in quanto inducono il blocco dei muscoli e l’arresto respiratorio.

In primo grado l’ex primario era stato assolto con formula piena, con la Corte che aveva trasmesso gli atti con l’ipotesi di reato di calunnia nei confronti dei due infermieri Michele Rigo e Massimo Bonettini, grandi accusatori dell’imputato.

“False accuse”, le loro, secondo i giudici di primo grado, mentre i magistrati dell’Appello non hanno ritenuto sia stata dimostrata con certezza “che siano stati i due infermieri a confezionale ad hoc la falsa prova”.

“Non appaiono affatto privi di consistenza”, si legge nelle 109 pagine di motivazione”, “taluni elementi logici utilizzati dall’accusa per evidenziare la difficile sostenibilità dell’ipotesi che vedrebbe Rigo e Bonettini studiare a tavolino la manovra calunniosa ai danni di Mosca a causa dei turni pesanti ed eccessivi cui lui li avrebbe sottoposti. Non si può escludere con certezza che i due, raggiunto l’intimo convincimento della colpevolezza di Mosca, e ormai fin troppo immedesimatisi nel ruolo di investigatori, siano andati oltre quello che è stato definito superattivismo investigativo”.

In definitiva, per i giudici di secondo grado, “gli elementi di accusa sussistenti a carico dell’imputato, per quanto non privi di una loro consistenza, sono comunque insufficienti per addivenire ad un’affermazione di colpevolezza”.

Sara Pizzorni

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