Ecco l’urlo strozzato in gola
da tre settimane: Ave Cesar!
Lo chiamano mercato di riparazione perché a gennaio non si può fare la rivoluzione. Chi ci prova, novanta su cento, resta col cerino in mano. Chi invece azzecca la riparazione aumentando la cilindrata senza grippare il motore può viaggiare anche di pilota automatico. Proprio quel che fa la Cremonese, che con gli ultimi arrivati ha aggiunto qualità e alternative laddove serviva e nel primo accenno di turnover scopre di avere automatismi ben collaudati e monetizza il mercato invernale. Marassi, come nella passata stagione, diventa terreno di conquista e a suonare la carica grigiorossa sono un Dennis Johnsen totale e un Cesar Falletti letale.
Le firme in calce al 2-1 corsaro sono dei pezzi più pregiati della campagna di rafforzamento d’inizio anno. Gioielli che brillano in una collana priva delle gemme Coda, Vazquez, Castagnetti, Sernicola e Bianchetti. L’argenteria di Stroppa è da far invidia ma per non farla ossidare serve lucidarla al meglio, anche gli elementi lasciati per più tempo in fondo al cassetto.
Il mastro grigiorosso fa questo ed altro. Ha predicato una dottrina che ha convertito una squadra votata ad un altro credo a inizio stagione e oggi fervente praticante del 3-5-2 secondo Giovanni. Tanto che, pur cambiata per metà in solo tre giorni, sa esattamente quel che deve fare anche sotto la Lanterna: proporre gioco, dall’inizio alla fine.
Contro una Sampdori(n)a affettata subito dal Johnsen più affilato da quando è grigiorosso, solo un’amnesia difensiva rimette in partita i liguri riaprendo la ferita dei gol su palla inattiva. Marcature perse da Pickel e Lochoshvili, pari doriano di Ghilardi nemmeno troppo meritato. Possesso, occasioni create, un possibile rigore negato (altro mani in area nemica senza richiamo Var pro-Cremo) tutto pesa sul piatto grigiorosso ma per vincerla serve il secondo affondo di un Johnsen fuori-categoria: il norvegese fa quel che vuole col pallone tra i piedi e dopo aver mandato al bar mezza difesa blucerchiata conclude contro un difensore, la respinta finisce nei radar di Falletti e il secondo colpo va a bersaglio grosso. Tap-in certificato, stavolta non c’è Var che tenga: tutto buono, buonissimo, meritevole dell’urlo del popolo grigiorosso.
Che con l’uruguaiano aveva già cantato, 17 giorni prima, con la Reggiana, anche all’epoca per un 2-1 grigiorosso. Un urlo però strozzato in gola dal Var. Stavolta invece il nullaosta della regolarità fa gridare il popolo a squarciagola: Ave Cesar!
Simone Arrighi – inviato a Genova