Cronaca

Gemello morto dopo parto:
"Affetto da malformazione toracica"

Seconda udienza del processo che vede imputata una ex ginecologa dell’ospedale Maggiore, ora in pensione, accusata di omicidio colposo. L’11 gennaio di tre anni fa una mamma di 36 anni residente a Cremona arrivata alla 31esima settimana di gravidanza partorì due gemelli all’ospedale di Cremona, ma uno dei piccoli morì venti minuti dopo il parto. Erano due maschi. Per la procura, l’imputata, assistita dagli avvocati Diego Munafò e Fabrizio Rondino, avrebbe causato la morte del neonato, deceduto per una “acuta sofferenza fetale inseritasi in una condizione di intrinseca fragilità del feto legata ad un ritardo di crescita intrauterino”. Nel processo, la paziente, già mamma di una bambina, si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Giancarlo Rosa.

Secondo l’accusa, dal tracciato cardiotocografico eseguito il 10 gennaio del 2021 alle 17,09 e valutato alle 18,20 dal ginecologo del turno precedente, sarebbe emersa una “variabilità di base ridotta e decelerazioni atipiche”, mentre da un altro tracciato eseguito il giorno dopo a mezzanotte e valutato all’1,30 dall’imputata sarebbe emersa una “grave e continua alterazione del battito cardiaco fetale con variabilità assente per più di un’ora e una decelerazione variabile grave atipica con lenta ripresa della frequenza di base a carico di uno dei due feti”.

La ginecologa avrebbe omesso di disporre un monitoraggio più frequente delle condizioni di salute della mamma e dei due feti, così come avrebbe omesso, senza alcuna ragione, di disporre un taglio cesareo urgente, procedendo, al contrario, alla rivalutazione del quadro clinico, ordinando un altro tracciato solo alle 7,10 dell’11 gennaio, con esito del tutto sovrapponibile a quello effettuato alla mezzanotte del medesimo giorno.

Dopo il drammatico racconto della mamma, che lo scorso 3 aprile aveva testimoniato in aula, oggi sono stati sentiti altri tre testimoni: il primario del reparto Aldo Riccardi e due medici della Neonatologia che erano presenti in sala operatoria quando si era proceduto con il cesareo.

La mattina dell’11 gennaio l’imputata si era presentata nell’ufficio di Riccardi. “Mi voleva parlare di un caso che la preoccupava e voleva un mio parere”, ha riferito il primario. “In quel momento era in corso il tracciato e siamo andati al letto della paziente. Una volta visto il tracciato abbiamo concordato di procedere con il taglio cesareo in urgenza”. “I medici di turno”, ha sottolineato Riccardi, “hanno tutti massima autonomia decisionale. Chiaro che il primario è sempre rintracciabile per qualsiasi problema”.

Ad occuparsi dei due bimbi al momento della nascita erano stati i due medici di Neonatologia. Mentre uno si era accertato delle condizioni del bimbo, che dopo aver risposto alle manovre è stato bene, il collega ha subito notato nel gemello delle malformazioni, “come ad esempio una asimmetria toracica con una mancata espansione della stessa e una rigidità dei polmoni”. “Ecco perchè”, ha spiegato in aula, “non rispondeva alla ventilazione. Abbiamo fatto tutte le manovre, compreso il massaggio cardiaco, ma purtroppo abbiamo dovuto dichiarare il decesso”.

La prossima udienza, che sarà dedicata ai periti e all’eventuale esame dell’imputata, è stata aggiornata all’8 maggio.

Sara Pizzorni

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