Ancorotti: "Dietro il flop della lista
unica la ricerca di piccole prebende"
Il senatore di Fratelli d’Italia interviene a gamba tesa, come già avvenuto in passato, sulla mancata convergenza delle forze politiche cremonesi per dare vita a una lista unica per l'elezione del presidente della Provincia.
Rischio astensionismo tra i consiglieri dei piccoli comuni chiamati a votare
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A pochi giorni dalle elezioni di secondo livello (votano sindaco e consiglieri comunali) per Presidente e Consiglio della Provincia, i partiti cremonesi si rammaricano del mancato accordo per una lista unica, ma evidenziano la necessità di superare le divergenze dal 29 settembre in avanti, per portare con più forza le istanze del territorio ai piani alti.
E’ emerso dal confronto di ieri sera su CR1 durante La Piazza condotta da Giovanni Palisto. Ospiti in studio Simone Bossi, segretario provinciale della Lega, Carlo Vezzini, sindaco di Sesto Cremonese e primo presidente della Provincia, nel 2014, a sperimentare il nuovo corso inaugurato dalla Legge Delrio; Giuseppe Foderaro, segretario provinciale di Azione. In collegamento, Vittore Soldo, segretario provinciale del Pd, Giovanni Biondi, segretario di Italia Viva; il senatore di FDI Renato Ancorotti e da Casalmaggiore, dove era in corso una riunione del centrodestra, il coordinatore provinciale di Forza Italia Gabriele Gallina, il sindaco di Casalmaggiore Filippo Bongiovanni, il vice coordinatore provinciale di FDI Paolo Abruzzi; il sindaco di Offanengo Gianni Rossoni, a lungo dato per possibile candidato alla presidenza che avrebbe messo d’accordo destra e sinistra.
“La lista unica – ha detto quest’ultimo – sarebbe stata uno strumento per recuperare il ruolo di casa comune per la Provincia, di ente intermedio tra Comuni e Regione e punto di riferimento forte nello svolgimento delle competenze proprie e delle deleghe regionali”.
Tranchant sull’incapacità delle parti politiche di mettersi d’accordo, il senatore Ancorotti: “Sono molto rammaricato, sarebbe servita una trasversalità per portare questa provincia fuori dal guado. Se non si è trovata la quadra, credo che – più che per i partiti- sia stato a causa degli interessi di persone che mirano a guadagnarsi una posizione. In politica ci sono mercenari e io con queste persone non voglio avere a che fare.
“Credo che dietro a tutto questo ci siano solo manovre per cercare qualche piccola prebenda, per dividersi piccoli poteri, come si fosse nella bocciofila di turno. Invece sui temi economici bisogna essere tutti d’accordo sul cosa fare, lavorare sulle eccellenze, sia in agricoltura che nell’industria. Un presidente condiviso che potesse portare le istanze a Milano e Roma sarebbe stato importante, invece non ho visto questa volontà”. E fa un esempio per tutti: “Si pensi alla tangenzialina di Crema: a quanto pare ci sono i soldi, ma non il progetto, non so come sia possibile, ma sono 20 anni che ne parliamo e ancora non si è visto nulla. Il risultato: abbiamo un’area industriale dove i camion arrivano a fatica”.
Sul perchè la lista unica non sia andata in porto, spiegazioni complementari da parte di Gallina e Soldo: “La lista unica era un’opportunità da cogliere – afferma il primo -. Ringrazio il Pd e le forze politiche che hanno fatto questo tentativo, ma nei passaggi finali anche da parte del centrosinistra non c’è stata questa volontà. Noi eravamo disponibili anche sul nome di Rossoni, ma non siamo riusciti neppure ad arrivare a quel punto”.
“Non ci siamo messi di traverso – dichiara Vittore Soldo – bisognava mettersi d’accordo su quello che gli elettori volevano e per questo come centrosinistra abbiamo fatto una consultazione tra gli amministratori e l’esito è stato chiaro. Si è valutato che non c’erano le condizioni, di fatto non siamo quasi nemmeno arrivati ai nomi, ci siamo fermati alle premesse. Però si è avviato un percorso che potrà portare a una collaborazione più fattiva nel corso del mandato. Di partite con una connotazione ideologica ce ne sono molto poche nell’ente Provincia, però ci vuole la volontà di collaborare da parte di tutti. Dopo l’esito elettorale si deciderà se e come collaborare insieme“.
Delusione da parte di Bongiovanni per gli ultimi 5 anni di governo della Provincia: “Sul casalasco abbiamo visto poco se non niente; le opere del Pnrr sono andate da altre parti, la Provincia non ci ha ben rappresentato”. A suggello di ciò anche il fatto che l’ente non sia stato in grado di garantire l’apertura di un seggio per le elezioni, per cui sindaci e consiglieri dovranno sobbarcarsi il viaggio fino a Cremona per votare, aumentando così il rischio di assenteismo. Pochi anche i candidati di questa parte del territorio nelle liste che domenica si sfideranno: “E’ vero- aggiunge Bongiovanni – ma noi dobbiamo concentrare nostri voti su pochi rappresentanti se no c’è il rischio di non eleggere nessuno”.
E sul rischio assenteismo si esprime anche il vice coordinatore di FdI Paolo Abruzzi (5 anni fa la percentuale di votanti fu del 63%): “In questi giorni abbiamo visto entusiasmo per questo voto tra gli amministratori comunali, perchè si sente la necessità che la Provincia diventi un vero punto di riferimento. Non ci saranno vincitori e sconfitti, chiunque vincerà dovrà tirarsi su le maniche. Il rischio assenteismo c’è anche a causa del diverso “peso” che hanno i piccoli comuni rispetto a quelli maggiori nella modalità del voto (ponderato, ndr), sistema che può disincentivare gli amministratori dei comuni più piccoli e lontani a recarsi alle urne”.
In generale nessuna forza politica esprime giudizi positivi sull’attuale assetto della Provincia dopo la legge Delrio, governata da un organo politico non eletto direttamente dai cittadini. “La Provincia è l’unico ente intermedio che può avvicinare la piccole realtà alla Regione soprattutto per un territorio come il nostro con molti piccoli comuni”, afferma Simone Bossi. “Stupidata colossale la Delrio”, aggiunge.
Carlo Vezzini: “Io sono stato il primo presidente di questa nuova fase nel 2014, era veramente un salto nel buio e ci sono stati diversi cortocircuiti istituzionali in quegli anni. Dopo la bocciatura del referendum (Costituzionale, voluto da Renzi, che avrebbe dovuto cancellare definitivamente l’ente Provincia, ndr) sarebbe stato il momento di tornare indietro. Ma la vera spada di Damocle sono stati i tagli lineari che hanno tagliato le risorse alle Province, chiamate pesantemente a compartecipare al bilancio dello Stato, tema ancora di stretta attualità”.
Giuliana Biagi