"Volevo provare l'effetto che fa":
la frase choc e l'harakiri della svolta
Con la questione del movente che, nella sua assurdità, sembrerebbe essere risolta (“volevo provare cosa si prova ad uccidere una persona” avrebbe detto il 17enne viadanese accusato dell’omicidio volontario e premeditato della 42enne rumena Maria Campai), l’attesa è tutta per l’udienza di convalida del fermo fissata per lunedì.
Qui le dichiarazioni del minorenne, rese alla presenza dei suoi avvocati Paolo Antonini e Valeria Bini, saranno utilizzabili anche ai fini processuali, dato che il primo interrogatorio di giovedì, in assenza proprio dei legali, non può essere considerato – a fini giuridici – una vera e propria confessione. Certo però quel giovedì l’incastro giusto sembra essere partito da un casuale e clamoroso harakiri da parte del giovane accusato e del padre.
In buona sostanza, mentre ancora si cercava Maria Campai, sulla cui sorte fino a quel momento e da una settimana, non si avevano certezze, la sorella di Maria, Roxana, che si trovava a Viadana per chiedere informazioni, ha visto il ragazzo di 17 anni e lo ha riconosciuto come lo stesso che si era allontanato con la sorella una settimana prima. A quel punto Roxana gli ha scattato una foto e l’ha portata in caserma ai Carabinieri, per chiedere di approfondire e indagare.
Ai militari non dev’essere sembrato vero di vedere arrivare, pochi minuti dopo, anche il padre del 17enne, che voleva denunciare il fatto, ossia lo scatto fotografico rubato da una sconosciuta al figlio minorenne. A quel punto i carabinieri ne hanno approfittato per convocare il 17enne, in quel momento semplicemente come potenziale persona informata dei fatti. Messo alle strette però, il giovane avrebbe spiegato sommariamente quanto accaduto, avrebbe parlato del garage come luogo in cui il fatto era stato consumato e soprattutto avrebbe indicato dove si trovava esattamente il corpo di Maria: ecco perché, se tecnicamente non è ancora una confessione, è comunque un passaggio che rende molto pesante la posizione del 17enne.
Il quale, come è emerso da cellulare e smartphone prontamente sequestrati, aveva cercato soltanto la sera prima dell’incontro indicazioni su come uccidere una persona a mani nude. Il resto è storia nota, compresa quella frase, agghiacciante e impossibile da accettare, specie da un minorenne che nei giorni seguenti ha continuato ad andare a scuola e in palestra: “Volevo vedere l’effetto che fa”.
Giovanni Gardani (video Alessandro Osti)