Fanghi tossici Wte, chiesto
rinvio a giudizio per 17 imputati
Si è aperta nei giorni scorsi l’udienza preliminare nell’ambito del processo per i fanghi tossici della Wte, durante la quale il pm ha chiesto il rinvio a giudizio per 17 degli indagati, di cui due – Giuseppe Giustacchini e Giambattista Bonetti – hanno ottenuto il rito abbreviato, programmato per il 16 gennaio. Per quattro persone, invece, l’accusa ha invece chiesto il proscioglimento: si tratta di due segretarie della Wte, Elena Moreni e Cecilia Bandera, di Alberto Giustacchini, fratello del titolare, e di Luigi Mille, direttore generale dell’Agenzia Interregionale del Po.
Richieste a cui si sono associate anche le parti civili, tra cui le province di Cremona e Brescia, rappresentate dall’avvocato Ennio Buffoli, del foro di Brescia, i Comuni di Lonato, Visano e Calvisano, assistiti dagli avvocati Jacopo Barzellotti, Stefano Verzeletti e Oliviero Mazza, le associazioni dei cittadini di Calcinato e il Comitato referendum acqua pubblica, difesi dagli avvocati Turinelli e Garbarino.
L’udienza preliminare proseguirà il 7 ottobre e il 4 novembre, quando prenderanno la parola gli avvocati della difesa, quindi il giudice dovrà pronunciarsi sul proseguimento dell’iter giudiziario.
Le ipotesi di reato che la Procura contesta agli imputati sono molteplici: traffico illecito, gestione non autorizzata di rifiuti, nonché lo spargimento di fanghi da depurazione contaminati, che venivano venduti come fertilizzanti a ignare aziende agricole. Fulcro dell’attività illecita sarebbe, secondo l’accusa, la Wte, azienda con sedi a Calvisano, Calcinato e Quinzano d’Oglio, attiva nel settore del trattamento rifiuti e depurazioni.
Secondo quanto ricostruito durante le indagini, condotte dai Carabinieri forestali, i fanghi incriminati, 150mila tonnellate, sarebbero stati sparsi tra il 2018 e il 2019 nelle campagne di 78 Comuni tra Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto, per un totale di 3mila ettari di campi. Nel Cremonese il prodotto tossico è finito nelle campagne dei comuni di Formigara, Castelvisconti, Pieve D’Olmi, Pieve San Giacomo, Sospiro, Martignana di Po, Torricella de Pizzo, Castelleone, Gussola, Casalmorano, Piadena, Persico Dosimo, Derovere, Scandolara Ravara.
Nell’ambito dell’inchiesta erano emerse le conversazioni tra i funzionari della Wte che, secondo la Procura, mettevano in evidenza la consapevolezza di agire illegalmente e pericolosamente. In quei fanghi, a quanto è risultato dalle analisi effettuate da Arpa Lombardia, erano contenute sostanze tossiche e pericolose (dagli idrocarburi ai metalli pesanti) con valori anche cento volte superiori rispetto ai limiti di legge.
Laura Bosio