Politica

Cittadinanza onoraria agli stranieri
Accordo sfiorato, poi il rinvio

La proposta di conferire la “Cittadinanza onoraria del Comune di Cremona” ai minori stranieri legalmente residenti in città e che abbiano frequentato regolarmente almeno cinque anni di studio in Italia, sarà discussa in commissione. Non è bastata quasi un’ora di dibattito in consiglio comunale, venerdì pomeriggio, per arrivare ad una condivisione più estesa di quella della sola maggioranza dell’ordine del giorno presentato da Rosita Viola (Sinistra per Cremona).

Non che mancassero spazi di condivisione, in particolare da parte di Forza Italia, con Saverio Simi e con l’indipendente Maria Vittoria Ceraso (Oggi per domani) ma alla fine il voto è stato rimandato a dopo ulteriori approfondimento. La proposta nasceva dai trattati internazionali sulla tutela dei diritti dei minori, dalla necessità di favorire l’integrazionee dalla constatazione dei profondi cambiamenti nel contesto socio demografico.

A Cremona gli stranieri sono circa 11mila e rappresentano il 15,5% della popolazione residente, di cui 2.642 tra 0-19 anni. “Questi ragazzi – afferma Viola – vivono nello stesso contesto scolastico dei giovani italiani, parlano italiano, studiano la storia d’Italia, sono figli di cittadini e cittadine straniere regolarmente soggiornanti, che lavorano e pagano le tasse in Italia”.

“La mancanza della cittadinanza, oltre ad imporre a questi giovani «italiani» l’obbligo di rinnovare ciclicamente il permesso di soggiorno, priva loro – di fatto discriminandoli – di alcuni diritti fondamentali per il loro futuro umano e professionale, come la possibilità di partecipare a concorsi pubblici, la libera circolazione nei Paesi dell’Unione Europea e, per alcuni di loro, il diritto di elettorato attivo e passivo”, si legge nelle motivazioni. “E’ pertanto più che mai necessaria una riforma di civiltà, destinata a dare una risposta normativa a giovani che sono già italiani di fatto ma che per la legge italiana risultano stranieri, come spesso stranieri sono considerati anche nei Paesi di origine dei loro genitori; giovani nati o cresciuti nel nostro Paese, che frequentano le scuole italiane, che studiano e giocano con i nostri figli, che parlano i dialetti della nostra Italia, che vivono questo come il loro Paese, che sono cittadine e cittadini italiani nella sostanza della propria vita, anche se la legge non li riconosce tali”.

Pieno appoggio è arrivato da Riccardo Merli di Fare Nuova Cremona Attiva: “Ancora oggi si  privilegia il principio di sangue, ma questo è un retaggio di altri tempi, quelli dell’emigrazione di massa degli italiani. Molti ritengono anacronistico continuare a considerare italiani i discendenti di chi ha lasciato l’Italia un secolo fa e invece stranieri i figli nati da chi si è trasferito in Italia, ragazzi che spesso non hanno mai visitato il paese d’origine dei propri genitori”.

Prima che venisse deciso il trasferimento della discussione in Commissione, aveva preso la parola dalla minoranza, Marco Olzi (FDI): “La cittadinanza onoraria non attribuisce alcun diritto né modifica la condizione giuridica, si tratta di un gesto puramente simbolico che rischia di creare aspettative disattese tra i giovani e le loro famiglie”. Insomma una iniziativa mossa da buone intenzioni ma dai potenziali effetti controproducenti. Ricordando che al compimento dei 18 anni i giovani stranieri possono ottenere la cittadinanza purché abbiano i requisiti di legge,  “modificare questi criteri rischia di svilire la cittadinanza stessa trasformandola in uno strumento burocratico anzichè in un traguardo che valorizza l’impegno e l’integrazione effettiva”. Insoma, un “atto simbolico che mina il singificato profondo di cittadinanza  e crea disparità”.

Perplessità anche dalle parti della maggioranza con Marialuisa D’Ambrosio di “Cremona sei tu”: “Cittadinanza onoraria non è la giusta terminologia, semmai si dovrebbe parlare di cittadinanza simbolica. Onoraria implica avere particolare meriti od onori” e anche il criterio dei cinque anni di scolarità rischia di disincentivare i ragazzi a proseguire gli studi.

Alessandro Portesani ha definito “superficiale” la lettura del regolamento comunale da cui prende le mosse la mozione; attribuire la cittadinanza a migliaia di persone implicherebbe un intasamento degli uffici e altrettanto l’eventuale revoca per indegnità. “L’istituto proposto non è opportuno e poi è giusto che un cittadino sia libero di scegliere autonomamente se acquisire la cittadinanza italiana oppure no”.
Per Jane Alquati della Lega, “per come è posto l’ordine del giorno anticipo il voto contrario. Io non ho avuto problemi a votare con la maggioranza in altri casi, ma questo è un tema prettamente politico e la mia visione è differente”.

Anche per Maria Vittoria Ceraso, “messa così la proposta è molto divisiva, meglio inserire il tema in un contesto in cui si possa discutere non solo di gesti simbolici ma di azioni concrete per l’integrazione, parlo di fruibilità dei doposcuola o di accessibilità allo sport, per esempio”.
Il precedente della Consulta degli Stranieri, varata qualche anno fa, “concretamente non ha prodotto nulla di significativo”.

“Forza Italia é un partito attento a questo tema e lo ritiene serio”, ha dichiarato Saverio Simi di FI. E proprio per questo riteniamo che la proposta espressa dalla maggioranza rappresenti una forzatura e che il luogo giusto in cui affrontare e assumere azioni sia il parlamento nazionale.
Rivedere la cittadinanza onoraria nella nostra città avrebbe l’effetto di snaturare il fine per il quale é stata creata senza tra l’altro comportare effetti reali e legali sui ragazzi stranieri”.
Giuliana Biagi

 

 

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...