Caso "Uniti", Mazzetti: "Ho fatto
errori, ma non sono un mostro"
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“Ammetto di aver fatto degli errori, ma non sono un mostro. Mi sono trovato in una situazione più grossa di me”.
A parlare fuori udienza è Attilio Mazzetti, 39 anni, di Soresina, ex procacciatore d’affari, unico imputato ad affrontare il giudizio ordinario per il caso relativo alla distrazione di fondi ai danni della Onlus “Uniti per la provincia di Cremona”, l’ente benefico nato il 13 marzo del 2020 per sostenere gli ospedali e le organizzazioni impegnati in prima linea nel pieno della prima ondata della pandemia di Covid.
Mazzetti, assistito dall’avvocato Andrea Balzarini, è accusato di associazione a delinquere finalizzata ad appropriarsi indebitamente di 300mila euro versati dai cremonesi alla onlus. Nel processo, che oggi è proseguito con la testimonianza di uno dei finanzieri che aveva seguito la maxi indagine, Uniti è parte civile attraverso l’avvocato Roberto Guareschi.
Per la procura, Mazzetti e Renato Crotti, ex gestore di fatto della onlus e già uscito dal procedimento con un patteggiamento a tre anni e quattro mesi e con un risarcimento di 25.000 euro, sarebbero stati i promotori dell’associazione per delinquere.
“Credevo fosse in buona fede, il mio errore è stato quello di fidarmi di Renato Crotti”, ha detto oggi l’imputato, oggi operaio, ex procacciatore di affari per la Verisure, chiusa con il Covid. Lo aveva ribadito quattro anni fa anche davanti al gip che lo aveva interrogato. “Conosco Crotti da anni, da quando gestivo un bar a Crema”. Poi il locale era fallito e i due si erano persi di vista, fino a quando Crotti, dopo aver saputo che era diventato un procacciatore di affari, gli aveva proposto di occuparsi di opere di sanificazione.
“Mi aveva fatto vedere un articolo”, ha ricordato oggi Mazzetti, “in cui c’era scritto che per aiutare gli imprenditori, la onlus pagava in anticipo le forniture. Crotti mi aveva detto che avremmo dovuto spendere tutti i soldi della onlus, se no, una volta finita l’emergenza, lo Stato li avrebbe ripresi. Ma io non ho mai mandato fatture a Crotti, ma solo e sempre alla onlus. Solo dopo, quando mi ha detto che c’era l’indagine in corso, ho capito che qualcosa non andava”. Mazzetti giura di essere sempre stato in buona fede e di essersi fidato di Crotti. “Un personaggio pubblico” e “sempre stato elogiato pubblicamente”.
Mazzetti si è definito un mediatore che trovava i clienti che facevano le fatture, effettuate in un secondo tempo, sostenendo di non aver mai saputo nulla del modo in cui erano state eseguite. Per l’accusa, invece, il suo ruolo sarebbe stato quello di “reclutatore” di imprenditori amici, titolari di società che avevano emesso fatture false nei confronti della Onlus per ricevere i pagamenti dalla stessa. In questo quadro, Mazzetti si sarebbe anche occupato di emettere fatture false nei confronti della onlus con il fine di ricevere i pagamenti da “Uniti”, provvedendo a riciclare il denaro attraverso conti esteri.
Mazzetti avrebbe ricevuto fondi dalla onlus per opere di sanificazione mai eseguite con bonifici su conti aperti in Bulgaria. Secondo l’accusa, ci sarebbero stati bonifici a favore di Cristiano Bozzoli, titolare di un’impresa di vendita di stufe e caldaie, operazioni ritenute “anomale” dagli investigatori, insospettiti anche da reciproci trasferimenti di denaro su conti esteri, accesi in Bulgaria e Gran Bretagna, tra Bozzoli e Mazzetti.
All’epoca, sentito dagli inquirenti, Bozzoli si era giustificato esibendo la copia di una fattura che riportava come causale la “preparazione e consegna a domicilio di 750 pasti caldi”. Secondo la finanza, però, il pagamento effettuato a suo beneficio dalla Onlus non corrispondeva ad alcuna prestazione effettivamente resa da Mazzetti.
Nell’udienza di oggi il finanziere che è stato sentito come testimone ha spiegato la genesi dell’indagine, nata in seguito ad una segnalazione di Banca Intesa su “operazioni sospette” riguardanti alcuni bonifici disposti dalla onlus a favore di Cristiano Bozzoli, titolare della New Syriuos. Sul conto corrente acceso presso la Banca Intesa San Paolo di Codogno intestato alla società erano stati accreditati due bonifici bancari per un totale di 28.060 euro disposti da Uniti.
Stante l’anomalia tra le finalità dell’associazione e l’attività svolta da Bozzoli di installazione di caldaie, l’istituto di credito aveva chiesto al cliente ragguagli in merito alle operazioni e l’esibizione delle fatture indicate nelle causali dei bonifici. In proposito, Bozzoli aveva fornito esclusivamente la copia del secondo documento fiscale, dell’importo di 18.300 euro, riportante, come causale, ‘preparazione e consegna a domicilio di numero 750 pasti caldi serviti dal 10 al 31 aprile ai soggetti da voi indicati’.
Lo stesso Bozzoli, però, aveva ammesso che le consegne dei piatti caldi in realtà non erano mai avvenute e che l’operazione rappresentava il frutto di un accordo con un amico legato all’associazione, secondo cui egli avrebbe restituito in contanti gli importi fatturati dopo aver trattenuto il margine concordato, oltre all’Iva da scaricare. Inoltre dagli estratti conto di Cristiano Bozzoli erano emersi “reciproci trasferimenti di denaro su conti esteri (accesi in Bulgaria e Gran Bretagna) intestati a Mazzetti che aveva ricevuto da ‘Uniti per la Provincia di Cremona’ il pagamento di 31.720 euro, accreditati su un conto corrente bulgaro acceso presso Icard.
Secondo la Procura, quelle fatture emesse da Bozzoli e Mazzetti erano “false” e sarebbero state “un escamotage per appropriarsi del denaro raccolto dalla onlus durante l’emergenza sanitaria”. Da qui la finanza era risalita alla figura di Renato Crotti.
Si torna in aula il prossimo 16 dicembre.
Sara Pizzorni