La Manovra è legge, Ancorotti:
"Fatta con i mezzi che ci sono"
La Manovra 2025 è legge: sabato il via libera del Senato in coda ad una giornata campale. Toni accesi in aula, con bagarre Renzi – La Russa. I numeri: 108 sì, 63 no, un astenuto. La nuova legge di Bilancio conferma il taglio del cuneo fiscale per gli stipendi e l’Irpef a tre aliquote. Non ci sarà la promessa riduzione delle tasse. Pensione a 64 anni, stipendi, incentivi assunzioni, bonus casa, detrazioni: “Una manovra finanziaria fatta con i mezzi che ci sono”, spiega il senatore cremasco di Fratelli d’Italia, l’imprenditore della cosmesi Renato Ancorotti.
“Si tratta di una manovra che verte molto sul taglio del cuneo fiscale, ovvero la differenza tra quello che un lavoratore prende e quello che spende in tasse. È il valore fondante di questa finanziaria”: precisa Ancorotti.
Non sono mancate le polemiche: dove si sarebbe potuto fare di più e meglio?
“Per quanto riguarda la sanità ci sarebbe bisogno di molti più soldi. C’è stato un aumento, questo sì, ma bisogna recuperare più risorse”.
Etichettano questa manovra come ‘conservativa’: cosa ne pensa?
“Io credo che in questo momento avere un bilancio conservativo sia l’ideale. Il ministro dell’Economia Giorgetti ha lavorato bene, sa fino a che punto è possibile spingere e quando invece non bisogna tirare la corda”.
I contrari avrebbero distribuito diversamente le risorse e non le hanno mandate a dire…
“Si poteva fare di più? Togliere di qui e mettere di la? Ragionamenti tecnici. Mi meraviglia che la minoranza sia stata così polemica. Francamente non credo che avrebbe potuto fare di meglio. Si fanno i conti con i danari che ci sono, risorse da distribuire sia da un punto di vista strutturale che di previsione”.
Una sua sintesi di questa manovra?
“Direi una legge di Bilancio fatta con raziocinio. Secondo me una buona finanziaria, che cercheremo di migliorare col tempo. Se avessimo speso tutto subito, non avremmo più avuto margine di manovra in futuro. Non dimentichiamoci che il 2025 sarà un anno abbastanza complicato, tra difficoltà industriali di alcuni settori, in particolare l’automotive”.
Più razionali che ideologici?
“Direi di sì. E meno emotivi”.
Quanto pesano misure passate come il bonus 110% in edilizia?
“A posteriori è stato disastroso per i conti dello Stato. Quella misura ci costringe oggi a dover pagare 38 miliardi, con truffe quantificate tra i 10 e 15 miliardi. Quando è stato introdotto non si è pensato al disastro a cui saremmo andati incontro. Anche perché quel bonus è stato utilizzato anche da coloro che potevano procedere con lavori di ristrutturazione senza agevolazioni. C’è stato un momento in cui si poteva fare tutto, con rincari delle materie prime incontrollati che ora vengono pagati con gli interessi dallo Stato, e quindi da tutti. Chi pensava di non pagare grazie a quel bonus, ora si trova un conto salatissimo spalmato sulla finanziaria”.
Dall’edilizia alla sanità: ci sarà margine per aumentare le risorse ad un settore che necessita di investimenti?
“Sulla sanità concordo che si debba fare di più. Ma dobbiamo trovare i mezzi per poterlo fare. C’è anche il dato preoccupante della denatalità da considerare, con le manovre su casa e famiglia. E anche sulle pensioni sono state fatte profonde riflessioni. Quest’anno però non si poteva fare di più”.
Si arriva in fondo ad una giornata calda in Senato, con un voto tra i più attesi. Come l’ha vissuta?
“Intensamente. Abbiamo fatto il nostro dovere. I discorsi fatti da una parte e dall’altra si assomigliano tutti. Mi è dispiaciuto che il senatore Renzi abbia chiamato ‘camerata’ il presidente La Russa. Non è da lui cadere in certe provocazioni. L’urlato non serve, così il Senato diventa un circo. Basti pensare a Monti, al suo intervento, al suo indirizzo. Così si fa politica, col confronto e senza scendere sull’offesa o la presa in giro. Serve più rispetto, in aula e verso i cittadini”.
Simone Arrighi