Campo calcio intitolato a Fonghessi
Il ricordo di Roberto Mariani
Chiamatelo, chiamiamolo, da adesso in poi, stadio “Marco Fonghessi” di Castelleone. La cerimonia di intitolazione è riuscita a ricalcare quelle che erano le volontà degli organizzatori dell’associazione Il Borgo, risultando – pur nella delicatezza del momento – anche una festa.
Un modo per ricordare il giovane morto il 1 ottobre 1984 poco dopo un Milan-Cremonese a San Siro: lui, tifoso milanista, era in trasferta con la propria auto targata Cremona e venne scambiato per un tifoso grigiorosso, venendo accoltellato: morire il giorno dopo – la partita era il 30 settembre – in ospedale.
Ora il campo “Fonghessi”, con la targa scoperta nella vicina palestra per motivi meteorologici, è realtà: un modo per ricordare per sempre Marco. All’evento hanno preso parte le bandiere della Cremonese di quella stagione 1984-1985, ossia Mario Montorfano, Giancarlo Finardi, Walter Viganò, Felice Garzilli e Clara Mondonico, figlia di Emiliano.
Ad animare la giornata anche Cristiano Militello, mentre Lorenzo Bettoli ha rappresentato la Cremonese di oggi, donando una maglia ai fratelli di Marco, Gabriele e Carla, presenti all’evento. A livello istituzionale erano presenti il sindaco Federico Marchesi, l’ex primo cittadino e tifosissimo della Cremonese Pietro Fiori e il presidente della Provincia Roberto Mariani.
“Le parole della sorella di Marco – come ha evidenziato Militello dalla sua pagina Facebook – hanno concluso l’evento, nel potente ricordo della madre dei tre fratelli Fonghessi, una donna che ebbe la forza, la fede e la statura morale per assolvere l’assassino di suo figlio, “usando la forza del perdono per continuare a vivere”. La prima gara al campo “Fonghessi” sarà domenica prossima con Castelleone-Medigliese di Promozione.
“Un’iniziativa bellissima, un’idea straordinaria, che dimostra quanto Marco e la sua storia siano ancora vivi nel cuore della comunità di Castelleone e in tutta la provincia”, ha detto il presidente della Provincia Mariani, rivolgendosi con gratitudine all’associazione Il Borgo e all’amministrazione comunale per l’organizzazione.
Il Presidente ha poi rievocato un momento cruciale della sua giovinezza, legato alla tragica giornata del 30 settembre 1984: “Anch’io ero a San Siro quel giorno per vedere la partita. Avevo 19 anni e facevo parte del ‘tifo organizzato’ della Cremonese. Prima dei mondiali Italia ’90 non c’era il terzo anello, eravamo in uno spicchio della tribuna. Quello che è accaduto fuori dallo stadio ci è stato comunicato attraverso la radio, mentre tornavamo a Cremona sui pullman. Non c’erano i telefoni cellulari, e il viaggio di ritorno fu segnato da un silenzio surreale. Ricordo ancora perfettamente quel tragitto Milano-Cremona, carico di incredulità e dolore”.
Mariani ha descritto anche la successiva partita della Cremonese contro l’Avellino, disputata in casa: “Quel match terminato 0-0 fu segnato da un silenzio impressionante sugli spalti. Gli striscioni esposti e l’atmosfera di raccoglimento furono un tributo che ancora oggi mi porto nel cuore. Sono momenti che hanno segnato non solo la storia della squadra, ma anche la mia vita di tifoso e di uomo”.
Con orgoglio, il Presidente ha aggiunto: “Vado ancora ovviamente a vedere la Cremonese, sono ancora abbonato alla Cremonese, non smetterò mai di andarla a vedere perché è la mia squadra. Però credo che, al di là dei momenti di felicità per le varie promozioni, quelli siano stati i momenti che mi sono rimasti più impressi”.
Il Presidente ha poi rivolto un messaggio ai giovani presenti nel palazzetto, lodando il lavoro svolto per trasmettere i valori sani dello sport: “Lo sport deve unire le persone, non creare fratture e fazioni. Ci sono tanti ‘apprendisti stregoni’ in giro, ma iniziative come questa dimostrano che è possibile lavorare seriamente per educare i ragazzi e anche chi segue le partite. Il ricordo di Marco deve essere un simbolo di unità, rispetto e passione”.