Università Cattolica: inaugurato
l'anno accademico 2024-2025
Si è conclusa poco dopo mezzogiorno la cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico presso l’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, a Milano. Preceduta dalla celebrazione eucaristica nella basilica di Sant’Ambrogio, presieduta dall’arcivescovo Delpini, l’inaugurazione ha visto gli interventi della rettrice Elena Beccalli a cui hanno fatto seguito quello del ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini e le prolusioni di Leymah Gbowee, premio Nobel per la Pace 2011 e del Professor Ernest Aryeetey, già Segretario generale dell’African Research Universities Alliance.
E proprio il legame tra l’ateneo e il continente africano è stato al centro del discorso della rettrice Beccalli: “La Cattolica punta a diventare il primo ateneo europeo per collaborazioni e presenza, attraverso un vero e proprio Piano Africa, con l’obiettivo di incentivare percorsi per formazione di giovani africani in loco ma anche come polo di riferimento per africani di seconda generazione che vivono in Europa, per la promozione di fratellanza e pacifica convivenza sociale”.
Un Piano che punta sull‘Education power così lo ha definito Beccalli, che vede nell’educazione “lo strumento che consente di lavorare con i paesi africani piuttosto che per loro”. Grande spazio quindi al superamento delle diseguaglianze anche attraverso un uso consapevole dell’Intelligenza artificiale. Oggi 250 milioni di bambini e giovani non hanno accesso all’istruzione – ha spiegato Beccalli citando Papa Francesco – e questa vera e propria catastrofe educativa non può essere ignorata dalla grande famiglia della Cattolica.
Il concetto di comunità della Cattolica come “famiglia” è stato un altro caposaldo del discorso di Beccalli in quanto “rende in maniera vivida la nostra identità: quella di un organismo che necessita di una cooperazione tra le diverse personalità che lo abitano con il compito di formare con rigore studenti e studentesse”.
Fra i tanti temi in discussione, due le priorità: considerare gli studenti non solo utenti a cui offrire un servizio, ma “persone animate dalla speranza di vivere un’esperienza educativa che valorizzi le loro esperienze multiple” e assicurare loro un futuro che non sia solo una professione: “Le università devono preparare le classi dirigenti e le persone del domani. La professionalizzazione non è l’unico fine da evocare come orizzonte del percorso universitario”.
Giuliana Biagi