Anni di torture psicologiche e
dispetti. Vicina stalker condannata
Nuova condanna per una 56enne che ora rischia un nuovo processo. Contro di lei, alla fine dello scorso ottobre, i vicini di casa hanno presentato l'ennesima denuncia

Leggi anche:
Anni da incubo, quelli vissuti da Antonella e Alberto, una coppia cremonese che non conta più le querele sporte nei confronti della vicina di casa Roberta. La donna, 56 anni, è finita a processo per stalking e condannata a un anno e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e ad una provvisionale come risarcimento di 3.000 euro. Insulti, offese, minacce, aggressioni, spazzatura gettata nel cortile, erano all’ordine del giorno.
Per il reato di stalking, a gennaio del 2023, la donna era stata condannata in primo grado ad un anno di reclusione e ad un risarcimento di 6000 euro a marito e moglie. Nel luglio successivo, in Appello, la condanna era stata ridotta a 8 mesi per la prescrizione di alcuni episodi.
I fatti contestati riguardavano un arco di tempo di 8 anni, dal 2015 al 2023. Nonostante la sentenza, però, l’imputata è andata avanti a rendere la vita impossibile ai propri vicini, ed ora ha dovuto affrontare un nuovo procedimento penale relativo ai nuovi episodi contestati per i quali ora è arrivata la condanna. Nel frattempo i due coniugi, a fine ottobre dell’anno scorso, hanno sporto l’ennesima denuncia. L’imputata rischia quindi un altro procedimento penale.

Antonella e Alberto vivono in quella casa, attaccata a quella di Roberta, dal 1998. “I nostri rapporti sono sempre stati tesi”, aveva già spiegato Alberto, 67 anni. “Lei ci osserva dalla porta del suo bagno o sull’uscio di casa. Se noi la guardiamo, dà in escandescenze. Abbiamo paura che dalle aggressioni verbali passi a quelle fisiche, già in passato è successo.
Ci dice che siamo vecchi, che puzziamo, ci dà degli imbecilli, dei deficienti, dice che abbiamo sporco dappertutto. Ma è lei che butta la sporcizia nella nostra proprietà”. Alberto aveva poi raccontato di quando era andato alla discarica per disfarsi di alcuni materiali. “Lei mi ha seguito fin lì, mi è venuta quasi addosso, mi ha detto che ero un delinquente, un pregiudicato, urlava frasi violente, e mi ha minacciato, dicendomi: ‘Stai attento a quello che fai’”.
A detta della coppia, la vicina fa sempre sentire la sua presenza. “Esplode in risate”, aveva ricordato Alberto, “accende la musica a tutto volume, accende le luci a intermittenza quando vede che torniamo a casa. Abbiamo paura a incrociare il suo sguardo. Da lei, mia moglie ha già subito due aggressioni e ha paura ad uscire di casa. E la cosa ha ripercussioni anche tra di noi. In casa c’è nervosismo, ansia, stress, dobbiamo parlare a bassa voce perchè sappiamo che ci osserva. All’inizio reagivamo, poi però abbiamo smesso perchè abbiamo paura di peggiorare la situazione”.

“Continua a lanciare gli oggetti, prima lanciava le feci, ora per fortuna non più, ma la spazzatura la lancia ancora, dopo la condanna non si è placata”, aveva detto a sua volta Antonella, che, diversamente dal marito, che deve portare fuori i cani, non esce quasi mai di casa per paura. “Ci provoca con degli insulti, mi fa star male solo sentire la sua voce, sono troppi anni che va avanti questa cosa, la sua presenza si fa sentire”. Antonella aveva riferito di essere stata costretta a chiedere un supporto psicologico.
Nel processo, i due coniugi erano parte civile attraverso l’avvocato Lidia Corrado, del Foro di Piacenza, mentre l’imputata era assistita dall’avvocato Alessandro Zontini di Cremona.
Sara Pizzorni