Lettere

Lavoro, ancora troppi morti
Referendum per riaprire il dibattito

da Roberto Galletti - segretario cittadino Pd

Il 1° maggio 1946 nasceva in Italia la Festa del Lavoro, dopo che la ricorrenza era stata sospesa durante il ventennio fascista. Una festa che affonda le sue radici nel sangue e nelle lotte dei lavoratori, nati per conquistare condizioni di lavoro più giuste, diritti, tutele ed eguaglianza — elementi fondamentali senza i quali non si può parlare né di lavoro né, tantomeno, di dignità per chi lavora.

Il 1° maggio è la festa internazionale dei lavoratori, eppure oggi, invece di festeggiare, ci troviamo a piangere ancora una volta l’ennesima morte sul lavoro, anche nel nostro territorio. Siamo arrivati — o forse tornati — al punto in cui si è costretti a chiedere almeno di non morire lavorando.

Ma non possiamo fermarci a questo. Dobbiamo chiedere, rivendicare, pretendere: salari e stipendi adeguati al costo della vita, contratti dignitosi e stabili, che riconoscano e valorizzino le professionalità e le competenze, e un sistema di tutele sociali capace di accompagnare i lavoratori nelle sfide di oggi. Con i referendum di giugno si può compiere un passo importante: per affermare il diritto a un lavoro di cui si possa vivere, non solo sopravvivere, e per riportare finalmente il dibattito sul valore del lavoro e su chi aspira a lavorare.

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