Politica

Sanità pubblica a rischio
Il Pd lancia la sua ricetta

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Il futuro del sistema sanitario italiano: secondo il Partito Democratico il governo Meloni lo sta portando allo smantellamento. Secondo l’Istat nel 2023 4,48 milioni di persone hanno rinunciato a visite specialistiche o esami diagnostici per lunghi tempi di attesa, difficoltà di accesso di cui 2,5 milioni di persone per motivi economici, quasi 600.000 in più dell’anno precedente.
La spesa pro capite italiana – ha dichiarato qualche giorno fa Elly Schlein – è più bassa rispetto alla Germania del 53%, rispetto alla Francia del 42%, con una previsione, stando all’ultimo Dfp, del 6,4% del Pil, peraltro decrescente fino al 2028, ancora inferiore rispetto agli altri Paesi europei, alle raccomandazioni Ocse e lontana dalla media europea del 7,5% del Pil.

Di questo si è parlato nell’incontro organizzato venerdì sera dal Pd provinciale al Civico 81, coordinato dal responsabile Matteo Maestrelli, con gli interventi di due deputati, Antonio Girelli, Vicepresidente della commissione d’inchiesta COVID interparlamentare e membro della dodicesima commissione della Camera; e Antonella Forattini e Matteo Piloni, consigliere regionale.

“Il Pd è per una sanità pubblica – ha detto Forattini – e a questo proposito ha depositato una proposta di legge che vede in primis l’aumento della spesa sanitaria nazionale. Anche perché questo governo ha tagliato molto rispetto appunto al PIL che è il parametro col quale si misura la spesa sanitaria. Oltre a questo noi chiediamo stipendi adeguati al personale sanitario. E’ vero che la Lombardia ha messo un blocco ai gettonisti che prima occupavano i posti negli ospedali, ma è pur vero che nelle altre regioni i gettonisti ancora ci sono e noi, per ovviare a questo fenomeno chiediamo uno sblocco delle assunzioni ma soprattutto stipendi adeguati per il personale sanitario”.

“Di sanità sui territori è importante parlare perché quello che in atto è un cambiamento radicale – ha detto Girelli – si rischia di perdere il diritto universale alla cura e soprattutto si rischia di andare verso un modello di sanità che distingue tra chi potrà accedervi perché i soldi per poterlo fare e chi invece dovrà accontentarsi di quel che rimane.
Le nostre proposte partono dalla prevenzione, dall’utilizzo del personale e puntano ad incentivare le persone a fare sanità, per portare le persone ad avere una risposta ai bisogni. Abbiamo presentato delle proposte, cominciando da maggiori stanziamenti accompagnati però ad una visione diversa di sanità. Ripeto una cosa che non riguarda solo la politica, ma riguarda soprattutto i cittadini che devono chiedere alla politica la soluzione ai problemi che quotidianamente vivono in sanità.

Ha parlato delle responsabilità da parte di Regione Lombardia nella gestione delle liste di attesa  Matteo Piloni: “Se sono così lunghe, se tanta gente aspetta mesi per una visita, è costretto a mettere mano al portafoglio e ricorrere al privato, la responsabilità è di Regione Lombardia, cioè di un centrodestra che governa da trent’anni e che ha lasciato andare completamente la governance del sistema socio-sanitario in Lombardia.
Non c’è equilibrio tra pubblico e privato, il pubblico arranca, il privato ingrassa, ma non per colpa del privato, ma per colpa di una politica che ha deciso così, che ha deciso di abdicare al proprio ruolo di regia, non mette in campo le regole, non obbliga il privato a compartecipare al rafforzamento del servizio pubblico.

“Quindi liste d’attesa lunghe, cittadini che si trovano costretti spesso a scegliere se pagare le bollette, mettere del cibo in tavola oppure rinunciare alle cure.

“Abbiamo raccolto 100.000 firme su tutto il territorio regionale per una proposta di legge di iniziativa popolare. Il 20 Marzo ha iniziato il suo iter in commissione e si basa su 5 punti cardine. Il principale è che pubblico e privato non sono uguali. Se tu devi assumere una persona nel pubblico, devi fare un concorso e c’è una commissione che valuta; ma se sei nel privato, guardi i curriculum, fai la scelta che ritieni più corretta, hai tempi più veloci e più autonomia di movimento. Stessa cosa se devi acquistare un macchinario nel pubblico: se hai le risorse fai un bando, fai una gara e intanto passano dei mesi; nel privato invece se hai i soldi chiami il tuo fornitore e nel giro di poche settimane ti arriva”.
La soluzione proposta è quella di mettere il privato non solo sulla stessa linea di partenza del pubblico, ma anche sottoporlo alle stesse regole per procedere con l’accreditamento e al tempo stesso mettere nelle condizioni migliori il personale pubblico di fare il suo lavoro. “Basterebbe questo – ha concluso Piloni – per invertire una rotta che purtroppo ormai sta portando la sanità in Lombardia in un lento declino”.

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