Cgil: 5 Sì al referendum: "Credere
nella forza della partecipazione"

“Domenica 8 e lunedì 9 giugno siamo chiamate e chiamati a esprimerci su cinque quesiti referendari: quattro riguardano il lavoro, il quinto la cittadinanza”, inzia così l’appello al voto diffuso oggi dalla Cgil di Cremona, firmato dalla segreteria confederale (Elena Curci, Segretaria Generale; Maria Teresa Perin; Massimiliano Bosio;
Sabrina Negri; Mohamed Ben Halla) e da tutti i segretari di categoria.
“Votare, partecipare alla vita democratica del Paese, è un diritto garantito dalla nostra Costituzione, ma è anche un dovere civile. È l’esercizio concreto dei valori in cui crediamo, del rispetto delle libertà di tutte e tutti.
“I referendum popolari ci offrono l’occasione di dire la nostra su temi fondamentali, senza intermediari e senza delegare ad altri. Se si raggiunge il quorum, il voto ha forza di legge immediata.
“A chi invita all’astensione o a votare No, attribuiamo una responsabilità gravissima: significa dire che va bene la precarietà, che è accettabile licenziare ingiustamente con facilità, che le migliaia di morti sul lavoro – in particolare negli appalti – non rappresentano un problema. È dire che non conta se una persona lavora da anni in Italia, paga le tasse, non ha precedenti penali, rispetta le leggi: per loro, aspettare oltre dieci anni per richiedere la cittadinanza sarebbe normale.
“Ci viene detto che le assunzioni sono aumentate. È vero. Ma vogliamo anche ammettere che l’80% dei nuovi contratti è a termine? Che la maggior parte sono contratti poveri, instabili, insicuri? Se vogliamo davvero garantire un futuro a giovani donne e uomini in questo Paese, dobbiamo ridurre la precarietà.
“Alcuni diritti ci sono stati tolti. Tra questi, il diritto alla reintegra in caso di licenziamento illegittimo. Si parla di mercato del lavoro, di flessibilità, ma i lavoratori non sono merce da scartare. Sono persone, con dignità e diritti. E vanno rispettati.
“Dobbiamo votare SÌ al referendum sugli appalti per rafforzare la sicurezza sul lavoro. Oltre 1.000 morti all’anno, 500.000 denunce di infortuni e malattie professionali: una strage, soprattutto nel mondo degli appalti e subappalti. È inaccettabile. Va fermata. Basta speculare sulla pelle dei lavoratori! Il lavoro deve essere un luogo sicuro per tutte e tutti.
“C’è un’Italia che non si rassegna, che non accetta l’indifferenza e che crede nella forza della partecipazione. È l’Italia che in queste settimane ha attraversato le piazze, le case, le scuole, i luoghi di lavoro, che ha parlato con milioni di donne e uomini, incontrando studenti, precari, operai, impiegati, migranti, pensionati, disoccupati…
“È l’Italia – conclude l’appello – che ha deciso di dire SÌ al lavoro, alla dignità, alla cittadinanza, alla libertà. Perché la democrazia funziona solo se la usiamo. E l’8 e 9 giugno dobbiamo proprio farla funzionare”.