Tina Maffezzoni in Egitto per
Gaza: "Da qui non ci muoviamo"
Dall’Egitto, dove è in corso il blocco degli attivisti arrivati da tutte le parti del mondo per la Global March to Gaza, arriva il messaggio di Tina Maffezzoni, l’ostetrica cremonese da anni impegnata in tante missioni umanitarie.
“Da qui non ci muoviamo, siamo qui per il popolo palestinese di Gaza dove è in corso un massacro ed è vergognoso che tutte le istituzioni si voltino dall’altra parte”, afferma in un video.
Tina Maffezzoni fa parte della delegazione italiana, una delle 32 che si sono mobilitate a livello internazionale, giunta al Cairo alcuni giorni fa con l’intento di partire in bus verso Al-Arish, nella penisola del Sinai, e da lì a piedi marciare per tre giorni alla volta del vallico di Rafah con l’obiettivo di “aprire la frontiera, far entrare gli aiuti umanitari ed esigere la fine dell’assedio”.
Le cose stanno andando diversamente perchè il Governo egiziano, stretto tra fedeltà alle alleanze con Usa ed Europa e una popolazione sempre pronta a sollevarsi, ha cercato fin da subito di ridurre qualsiasi convergenza potenzialmente pericolosa tra i pacifisti internazionali e i gruppi interni pro Palestina.
L’escalation bellica tra Iran e Israele degli ultimi giorni ha fatto il resto, tanto che ormai l’idea di effettuare una marcia riducendo al minimo i rischi è definitivamente scemata, anche in considerazione dell’evoluzione tragica dei conflitti circostanti.
“La Global March to Gaza è fallita per la repressione attuata dall’Egitto su tre fronti: in Libia, nella Cirenaica controllata dal generale Haftar, è stato bloccato il convoglio proveniente da Tunisia e Algeria proprio con la scusa della mancata autorizzazione dall’Egitto”, scriveva poche ore fa Stefano Bertoldi, della delegazione italiana della Global March, sull’agenzia internazionale “Pressenza”.
“Il progetto della Global March to Gaza però non è affatto fallito, anzi questa esperienza di rete relazionale internazionale accomunata da un convinto pacifismo ed antimilitarismo risulterà preziosissima per combattere nei rispettivi Paesi governi complici di un genocidio e di accordi commerciali e militari con uno Stato che ormai da tempo ha perso il marchio di unica democrazia in Medio Oriente.