Via Sardagna, furibonda lite col
vicino: "Io non macello persone"
Oggi in aula l'imputato si è difeso

Leggi anche:
“Quando ho visto il sangue, mi sono preso male e non ho infierito. Non sono abituato a macellare le persone. L’ho lasciato a terra e me ne sono andato”. Così si è difeso oggi in aula, Mehedi Lahrache, marocchino di 37 anni che l’11 maggio del 2024, in un’esplosione di violenza, aveva aggredito, colpendolo ripetutamente al volto e alla testa con un mattone, il suo vicino di casa, Abdellah Rharrad, connazionale di 47 anni residente in una delle palazzine dell’Aler in via Sardagna, all’altezza del civico 4, nel quartiere Borgo Loreto.
Tentato omicidio era l’accusa contestata al momento dell’arresto, poi derubricata in lesioni gravi. Con le aggravanti di aver messo in pericolo la vita del suo vicino e di avergli cagionato “una malattia certamente o probabilmente insanabile” (indebolimento sensibile delle funzioni superiori). Il 37enne, difeso dall’avvocato Giorgio Lazar, è ancora ai domiciliari.

Rharrad, che prima di finire in bilico tra la vita e la morte faceva il muratore, si è costituito parte civile assieme alla sua convivente, che gli è stata sempre vicina. Ad rappresentarli, i legali Alessandro Vezzoni e Santo Maugeri.
I motivi del contendere sono da ricondurre a pessimi rapporti di vicinato, con denunce, querele e risse che i due avevano da tempo. Quella notte la situazione era degenerata. Tra i vicini, che si erano picchiati a vicenda, era scoppiata l’ennesima lite nella quale il 47enne aveva avuto la peggio.
“Lui dava fastidio sessualmente a mia madre che è molto religiosa“, ha spiegato al giudice l’imputato. L’uomo ha riferito che quella sera era al bar sotto casa con il cane, quando si era accorto della presenza del vicino. “Mi seguiva. A quel punto mi sono alzato, lui mi è venuto dietro e quando sono arrivato al portone di ingresso mi ha aggredito alle spalle. Siamo caduti, io per difendermi gli ho dato dei pugni, e lui mi è caduto addosso. Poi ci siamo colpiti a vicenda fino a che lui in uno slancio è caduto all’indietro battendo la testa contro il portabiciclette. Lì ho visto il sangue e mi sono fermato. Non sono un macellatore di persone”.

Agli atti del processo c’è un video che l’uomo ha girato mentre il vicino era a terra e che aveva inviato alla madre.
Ad arrestare il 37enne erano stati gli agenti della Squadra Volante della Questura di Cremona che una volta arrivati sul posto avevano trovato il ferito a terra in posizione supina vicino all’ingresso del plesso condominiale. Si trovava in stato di incoscienza, aveva evidenti tumefazioni al volto e dalla testa usciva sangue.

Poco prima del trasporto in ospedale del ferito, i poliziotti avevano notato la presenza di un uomo affacciato al balcone di una delle palazzine, conosciuto dagli agenti per precedenti interventi a causa di liti e aggressioni tra i due vicini. Abbagliato dal fascio di luce delle torce, il 37enne si era coperto il volto con la mano destra rendendo evidente la presenza di una fasciatura rudimentale che lasciava supporre un possibile suo coinvolgimento nella vicenda.
La perquisizione domiciliare aveva permesso di trovare e sequestrare gli abiti insanguinati compatibili con quelli indossati dall’aggressore sulla base della descrizione fornita da uno dei testimoni.
La vittima era stata ricoverata in gravi condizioni all’ospedale di Cremona e sottoposta ad un’operazione alla testa. Ancora oggi l’uomo sta seguendo un lungo percorso di riabilitazione.
Il prossimo 24 giugno sono previste le conclusioni delle parti.
Sara Pizzorni