Dermatite bovina, Maccazzola:
"Servono interventi rapidi"

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Cia Agricoltori Lombardia si unisce alle grandi preoccupazioni causate dalla dermatite nodosa che si sta diffondendo negli allevamenti di bovini, in Sardegna ma soprattutto nell’area mantovana, e chiede che le istituzioni intervengano rapidamente per proteggere zone fondamentali per il comparto lattiero-caseario italiano.
“Esprimo vicinanza a tutti gli imprenditori che vivono con timore e soprattutto verso coloro i quali hanno dovuto abbattere i propri capi, capisco benissimo la loro situazione in quanto sono anche io allevatore e in passato, nel 2000, ho vissuto la stessa tragedia a causa della zoonosi”, commenta Paolo Maccazzola, Presidente di Cia Agricoltori Lombardia.
Ciò che maggiormente spaventa è che la diffusione di questa malattia sembra aver già raggiunto altri focolai in Europa, con forti ripercussioni sulle esportazioni dei prodotti lattiero caseari verso paesi non europei come l’Inghilterra e il Giappone, mentre altri paesi hanno già preso delle misure cautelative per impedire l’ingresso di alcuni tipi di latticini.
“La cosa che più spaventa è che la dermatite ha colpito la Pianura Padana, che è la zona dove si ha più del 60% della produzione lattiero-casearia nazionale, perciò l’attenzione deve essere massima”, prosegue Maccazzola. “Serve che da parte delle istituzioni ci sia un enorme sforzo dal punto di vista dei controlli e del contenimento della malattia. Inoltre, penso sia quanto mai necessario un piano straordinario per la disinfestazione di questi insetti vettori per cercare di limitare al massimo i danni”.
In attesa di risposte da parte del Governo (Cia Agricoltori Italiani ha inviato una lettera al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida per individuare gli strumenti più efficaci per sostenere il settore e affrontare con tempestività e responsabilità questa nuova sfida) il Presidente Maccazzola suggerisce di “non abbassare minimamente la soglia di attenzione: di questa malattia si sa molto poco ed è proprio la non conoscenza un ulteriore elemento di instabilità e di preoccupazione per tutto il mondo allevatoriale”.