Galletti, Pd: "Il lavoro c'è
ma è sempre più povero"
“I dati sul lavoro ci dicono chiaramente che è necessario un cambio di rotta: salari stagnanti, competenze poco valorizzate, contratti instabili. Il lavoro oggi produce sempre meno valore aggiunto di quanto potrebbe. È il risultato di una strategia sbagliata, che per anni ha puntato sulla svalutazione del lavoro anziché sulla sua valorizzazione”. E’ il commento di Roberto Galletti, segretario cittadino del Pd, alla presentazione dei dati dell’Osservatorio Provinciale del Lavoro.
“Dispiace constatare che fossero presenti pochissimi rappresentanti politici: un’assenza che segnala un problema culturale e istituzionale. Il lavoro non può essere un tema secondario. È il nodo centrale da cui passa la qualità della democrazia, la giustizia sociale e il futuro economico del Paese. È il momento di rimettere davvero il lavoro al centro: per garantire diritti, ma anche per costruire un’economia più forte, più sostenibile e più giusta”.
“Serve una politica industriale nuova – aggiunge Galletti – capace di investire nel capitale umano, nella formazione e nella stabilità occupazionale, nella tutela economica e sociale dei lavoratori e delle lavoratrici. Solo così il lavoro può essere davvero produttivo e diventare un fattore di competitività per le imprese.
In questa direzione andavano i referendum sul lavoro promossi dalla CGIL, che chiedevano il ripristino delle tutele contro i licenziamenti illegittimi, la reintroduzione della responsabilità solidale negli appalti, la riduzione dell’uso distorto dei contratti a termine. Non si tratta di battaglie simboliche, ma di strumenti concreti per rendere il lavoro più stabile, più sicuro, più dignitoso. Proprio per questo abbiamo sostenuto quei referendum: perché hanno rimesso al centro un’idea forte di lavoro, su cui è necessario continuare a costruire proposte e politiche concrete”.