Metano, monitoraggio Legambiente:
verificati 7 impianti nel Cremonese
Cremona protagonista del monitoraggio effettuato da Legambiente nell’ambito della campagna C’è Puzza di Gas – Per il futuro del pianeta non tapparti il naso, da cui emerge che, sebbene siano state rilevate concentrazioni di metano considerate basse, il dato “assume un significato diverso se confrontato con un altro risultato rilevante: il 65,5% dei punti ha evidenziato concentrazioni superiori a 10 ppm (parti per milione)” sottolinea Legambiente. “Questo valore è ben al di sopra della media atmosferica di metano, pari a circa 2 ppm, indicando una chiara anomalia nella dispersione del gas”.
Nel corso del monitoraggio condotto tra il 24 e il 26 giugno su 12 impianti della filiera del gas situati nelle province di Cremona, Pavia e Lodi, sono stati analizzati con un ‘naso’ elettronico 23 elementi singoli – tra cui flange, tubature, valvole e sfiati. Di questi, 15 hanno evidenziato una concentrazione media bassa di metano, 4 una concentrazione media, mentre i restanti 4 elementi hanno mostrato livelli irrilevanti.
“Anche in quantità ridotte, le emissioni continue di metano dalle infrastrutture del gas rappresentano un pericolo concreto per l’equilibrio climatico” spiega ancora l’associazione. “Da sottolineare, inoltre, che i dati espressi in questo monitoraggio sono molto cautelativi; dovendo gli operatori rimanere al di fuori del perimetro dell’impianto, va tenuto conto delle distanze tra lo strumento e il punto di emissione”.
I risultati, secondo Legambiente, “sarebbero ben diversi se il monitoraggio si fosse svolto in maniera più ravvicinata. Infatti, considerando la sola distanza di un metro, dei 23 elementi, ad esempio, nessuno risulterebbe irrilevante, mentre 3 elementi risulterebbero avere un livello medio di concentrazione alto, 13 un livello medio e 7 un livello basso. In termini di percentuali dei 10.101 valori raccolti, il 7,6% risulterebbe alto, il 53,7% medio, il 32,4% basso e il 6,4% irrilevante”.
In dettaglio, nella provincia di Cremona sono state monitorate complessivamente sette infrastrutture del gas: quattro impianti di regolazione e misura – due situati a Madignano, uno a Pandino e uno a Sergnano – un pozzo produttivo non erogante a Soresina, una centrale di stoccaggio e una stazione di valvola, entrambe nel comune di Sergnano. In totale sono stati analizzati 13 elementi, di cui nove hanno registrato concentrazioni medie di metano di livello basso, mentre i restanti quattro hanno mostrato valori medi di livello irrilevante.
“L’Italia, pur avendo aderito al Global Methane Pledge che prevede una riduzione delle emissioni di metano di almeno il 30% entro il 2030, sta contribuendo in misura insufficiente al raggiungimento di questo obiettivo globale. Il nostro Paese, infatti, è in ritardo sia sul piano degli impegni assunti a livello internazionale che su quello dell’attuazione del Regolamento europeo sulle emissioni di metano nel settore energetico” dichiara Katiuscia Eroe, responsabile energia Legambiente.
“Questi ritardi compromettono l’efficacia delle azioni previste a livello europeo e rischiano di indebolire il percorso verso la decarbonizzazione. Inoltre, a destare ulteriore preoccupazione è la proposta della Presidenza del Consiglio UE di inserire il Regolamento sul metano all’interno del pacchetto “Omnibus” per la semplificazione normativa: una scelta che potrebbe tradursi in un indebolimento delle misure previste, proprio in un momento in cui servirebbero strumenti più vincolanti e ambiziosi.
Positiva, in linea di principio, è l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri, lo scorso 30 giugno, dello schema di legge delega per la definizione di un quadro legislativo nazionale in materia di riduzione delle emissioni di metano nel settore energetico. Tuttavia, è essenziale che tale legge sia coerente con il Regolamento europeo e si traduca in un’effettiva attuazione dello stesso migliorando anche le criticità presenti, collocandosi in una strategia più ampia e strutturata di uscita dal gas”.
“La Lombardia detiene il primato, tutt’altro che positivo, di essere la regione italiana con il più alto consumo di energia da fonti fossili” commenta Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia. “Anche nel 2025, grazie all’utilizzo del naso elettronico, abbiamo continuato a monitorare le perdite di metano nella rete infrastrutturale lombarda, un pericolo serio e in crescita. Questo scenario è aggravato dalla presenza di grandi infrastrutture di trasporto e stoccaggio di gas sul territorio regionale, che devono essere sottoposte a un controllo meticoloso. Il quadro che emerge è chiaro e preoccupante: milioni di microperdite da impianti domestici, che nessuno controlla, si sommano a quelle dei grandi impianti, rendendo evidente la necessità di un cambiamento radicale. Dobbiamo liberarci dal gas naturale ed elettrificare i consumi a partire dalle nostre case. Per questo è inaccettabile e anacronistico che, in piena crisi climatica, siano ancora attive concessioni per la ricerca di nuovi giacimenti di idrocarburi”.