Dazi americani, l'economista
Cottarelli: "Resto fiducioso"
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Tra negoziati e tavoli, incontri e chiamate più o meno ufficiali, proseguono le trattative tra le due sponde dell’Atlantico per tentare di ammorbidire l’impatto dei tanto temuti dazi americani che, salvo modifiche in corso d’opera, dovrebbe scattare a discapito delle merci europee a partire dal primo agosto.
La percentuale della prossima tassa targata USA è fissata, come noto, al 30%: una doccia fredda per l’Unione Europea, che ora corre ai ripari. Ad intervenire sul tema, anche l’economista cremonese e docente universitario Carlo Cottarelli.
“Dobbiamo vedere cosa succede nelle prossime due settimane – ha commentato l’economista – noi abbiamo fatto dei passi verso quello che chiedeva Trump, dall’esclusione delle multinazionali americane dall’imposta minima del 15% all’aumento della spesa militare. Nonostante tutto però l’aliquota, al posto che abbassarsi è aumentata: all’inizio d’aprile era infatti del 20%”.
“Personalmente -prosegue – non so cos’abbia in mente Donald Trump: io sono comunque ancora fiducioso, anche se meno di prima, sul fatto che alla fine si arrivi ad un accordo che sia equo”.
A riguardo invece delle ricadute effettive sull’economia europea ed italiana, in caso di entrata in vigore dei dazi, il professore si rivela non particolarmente pessimista.
“L’impatto nel breve periodo, secondo me – spiega in merito – sarà relativamente continuo: gli americani non possono sostituire immediatamente le nostre importazioni con le produzioni locali, quindi continueranno a importare pagando di più”.
“Nel corso del tempo, invece – aggiunge – dipende quello che succederà: probabilmente noi riusciremo a diversificare, esporteremo meno negli USA e loro produrranno più localmente. Ad oggi, gli Stati Uniti valgono l’11% del nostro export: magari ne andremo a perdere metà, che venderemo da qualche altra parte del mondo; ce ne faremo una ragione”.
Andrea Colla