Cultura

Dall'America a Soncino: in mostra
"Il tempo di Warhol e la Pop Art"

Alcune opere in mostra

Si apre sabato 23 agosto alle ore 17.30, presso il Museo della Stampa Centro Studi Stampatori Ebrei di Soncino, un’esposizione, curata dal critico d’are Andrea Barretta, di opere che raccontano la storia dell’arte degli anni 60 e che sarà possibile visitare fino al 7 settembre.

Proprio in quegli anni centrali del Novecento grandi artisti internazionali si sono confrontati sulla tecnica della grafica, opere d’arte realizzate perlopiù su carta in cui mostrano l’estro creativo in una palestra di sperimentazione di una straordinaria stagione culturale, in un andare dall’Europa all’America con Andy Warhol come protagonista e altre tendenze del tempo, con artisti che non hanno confuso l’inconsueto con l’impraticabile.

Un’esperienza che il critico d’arte Barretta si impegna a presentare a Soncino, con il patrocinio dell’Associazione Pro Loco di Soncino e la direzione di Giuseppe Cavalli, per raccontare un periodo ricco di storia e d’arte. Tratti capaci di incarnare e descrivere la società di massa del Novecento, prendendo spunti da premesse artistiche, individuabili nella centralità dell’oggetto di uso comune, in una narrazione affascinante con grandi artisti.

Infatti, basta ancora oggi dire “anni ‘60” senza alcun altro riferimento che subito richiama alla mente un periodo leggendario. Anni irripetibili, non solo per una logica temporale, ma per quella carica aggregativa in ogni ambito: dal sociale al politico all’economia, dalla musica alla letteratura, dal design all’arte in genere, con esperienze importanti che hanno lasciato un’orma che molti ancora seguono.

La cultura artistica entra in un momento di forte creatività, supera l’informale e inizia una stagione unica, confrontandosi tra le diverse anime della Pop art italiana, da Enrico Baj a Mimmo Rotella, anticipatori di questa esperienza, fino agli animatori delle notti romane come Tano Festa, Franco Angeli e Mario Schifano. Maestri che hanno animato quel felice decennio sull’eredità delle avanguardie, cui si aggiungono altri artisti in questa mostra, come: Valerio Adami, Antonio Bueno, Mario Ceroli, Lucio Del Pezzo, Marco Lodola, Aldo Mondino, Concetto Pozzati, Joe Tilson e Vanni Viviani.

Tra le opere in mostra, i ritratti di Marilyn di Warhol, con diversi colori di base, dal rosso all’arancio, azzurro e turchese: una rappresentazione dello status della celebrità. In mostra anche i famosi ritratti di Mao e Lion (1975), in edizione limitata e numerata, con firma originale e autentica. Un leone col rossetto, con riferimento alle macchie di colore rosso acceso che l’artista disegnò sul muso dell’animale. Tale rappresentazione sembra richiamare alla mente il volto di Grace Jones, amica dell’artista, che fu probabilmente la sua musa ispiratrice per quest’opera.

La Pop art si mostrerà in Italia grazie alla Biennale di Venezia del 1964. Prima, negli anni Cinquanta, Baj e Rotella abbandonano il loro fare artistico, la loro precedente cifra stilistica genericamente definibile come informale, per proiettarsi negli anni Sessanta che già sentivano in una nuova creatività: Baj appunterà l’attenzione su composizioni del kitsch contemporaneo, mentre Rotella appronta i dècollage e inizia a riferirsi alle grandi icone propagandistiche.

Ma nella Pop art italiana è possibile scorgere una differenza sostanziale dalle opere pop americane, ed è il radicamento della nostra tradizione pittorica ricca di memoria culturale, così diversa da quella riscontrabile in America. Inoltre, i contenuti della pop italiana sono poetici, mentre quelli inglesi sono dati da artificiose immagini che diventano generiche in quelle americane.

Ecco, allora, che Schifano nel rappresentare il consumismo del “boom economico” italiano, in una serie di particolari ingranditi di marchi pubblicitari, non si discosta dalla pittura e la rende “grondante” di colore materico. L’opera di Franco Angeli, invece, palesa una matrice metafisica e citazioni del nostro passato, di un mondo antico, come Tano Festa e il richiamo a Michelangelo: insomma tutti assimilano e mutano il “pop” in chiave erudita, giacché per gli artisti italiani il confronto con la conoscenza è indispensabile, aprendo una sorta di gioco con la storia dell’arte in nuce, come ricapitolazione di prime espressioni già molto rilevanti per maggiori sviluppi.

L’ esposizione rimarrà aperta al pubblico fino al 7 settembre 2025 secondo gli orari del Museo della Stampa: dal martedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 12.30; sabato, domenica e festivi dalle ore 10 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19. Nei giorni feriali è possibile, solo su prenotazione, la visita pomeridiana, scrivendo a: info@museostampasoncino.it

 

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...