Cronaca

Arrestati con 3 chili di marijuana
Papà e figlio scelgono il silenzio

Nell’interrogatorio in carcere davanti al giudice, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, il padre e il figlio arrestati dalla polizia nella loro villetta di Cremona in seguito al sequestro, avvenuto con perquisizione “d’urgenza”, di tre chilogrammi di marijuana trovati in casa e pronti per essere immessi sul mercato locale. L’intervento è nato grazie ad una segnalazione anonima inviata tramite l’app YouPol, strumento sempre più utilizzato dai cittadini per collaborare con le forze dell’ordine.

I due, il padre, 59 anni, dipendente pubblico, e il figlio, 27 anni, sono accusati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti di rilevante entità. Gli agenti hanno trovato numerose buste e contenitori nascosti in diversi punti della villetta, con singoli confezionamenti superiori al chilo.

L’avvocato Gigliotti

Il legale del 27enne, l’avvocato Marilena Gigliotti, ha contestato la legittimità dell’arresto e le ragioni di urgenza invocate dagli inquirenti. “La polizia”, ha spiegato il legale, “è entrata in casa del mio assistito senza mandato del magistrato. Le ragioni di urgenza non sussistono, visto che la segnalazione all’app YouPol risale allo scorso 8 agosto. C’era tutto il tempo per chiedere il mandato di perquisizione”.

L’avvocato Gigliotti ha contestato anche la misura cautelare in carcere, ritenendola “eccessiva e non adeguatamente motivata, se non con il rischio di reiterazione del reato”.

Per il suo cliente, l’avvocato Gigliotti ha chiesto una misura meno afflittiva a quella del carcere. O l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, o i domiciliari con il permesso di uscire per recarsi al lavoro. Il giudice si è riservato di decidere.

Il 27enne era già stato arrestato nell’aprile del 2024 in quanto trovato in possesso di 265,86 grammi di hashish. All’epoca il giovane, che nel settembre successivo ha patteggiato 10 mesi e 20 giorni, aveva raccontato di aver comprato la droga su Instagram per avere una scorta e che l’uso dello stupefacente era personale, in quanto aveva avuto problemi familiari. Il ragazzo, che si era scusato, riconoscendo di aver sbagliato, aveva anche aggiunto che assumeva lo stupefacente per calmare il dolore in seguito ad una frattura scomposta alla spalla. La quantità sequestrata, però, era stata ritenuta incompatibile con l’uso personale.

Sara Pizzorni 

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