"Quei giochi che fanno i grandi"
Abusi su bimba, due a processo
Un 50enne e un 32enne nigeriani residenti nel cremonese sono a processo con l’accusa di violenza sessuale commessa ai danni di una bimba di 6 anni. I due imputati sono assistiti dagli avvocati Clara Carletti e Raffaella Parisi, mentre la mamma della ragazzina si è costituita parte civile con l’avvocato Giorgio Milanesi. Secondo l’accusa, i due nigeriani, amici di famiglia ai quali i genitori affidavano la loro figlia, avrebbero approfittato delle varie occasioni per abusare della piccola vittima, oggi 13enne.
In particolare Micheal, il 50enne, che tra il 2020 e il 2021 aveva in custodia la bambina, avrebbe abusato di lei sia nel suo appartamento che in auto. In casa, con la scusa di fare “il gioco dello sparisci”, l’avrebbe attirata nella camera da letto, palpeggiata, violentata e infine minacciata, dicendole che se avesse rivelato quanto accaduto le sarebbero successe “cose brutte”.

La piccola si era confidata con un amichetto di scuola che aveva raccontato tutto alla mamma. Quest’ultima aveva avvicinato la maestra di prima elementare di matematica e scienze, che a sua volta aveva chiesto spiegazioni alla ragazzina. “In classe i compagni sapevano“, aveva spiegato in aula la maestra, “e la incitavano a parlare. Lei era una bimba molto timida, riservata, bene educata, rispettosa e affidabile. E’ sempre stata serena, non ha mai dato segni di disagio. All’inizio è stata vaga, non voleva parlare“. Poi però la ragazzina le aveva confidato di non voler andare a giocare a casa dell’amico di famiglia. “Con lui, faccio cose che non mi piacciono, ma ho paura a dirlo alla mamma perchè lei si arrabbia”. La maestra l’aveva rassicurata e si era messa in contatto con la mamma.
Con l’imputato e la moglie, i genitori della vittima erano molto amici. Il racconto della piccola alla mamma è stato uno shock. La bimba ha riferito che l’uomo le faceva fare i giochi che fanno i grandi, che la toccava e la spogliava. “In quel periodo avevo la macchina rotta”, aveva spiegato la mamma, “e lui la veniva a prendere e l’accompagnava a scuola“. La voce di quanto accaduto, insieme ad un audio in cui la bambina raccontava quello che aveva subito, si era sparsa all’interno della comunità nigeriana che, desiderosa di conoscere la verità, si era riunita in un bar insieme all’ imputato, che è praticante, al quale era stato chiesto conto delle accuse.

Uno dei testimoni, il vice pastore della comunità, aveva sostenuto che l’uomo, messo davanti alle sue responsabilità, si sarebbe messo a piangere, ammettendo gli abusi e dicendo che il diavolo si sarebbe impossessato di lui. La riunione era stata presieduta dal pastore della comunità, che però ad un certo punto aveva lasciato l’incontro per recarsi al lavoro. L’uomo, che voleva riportare la “pace” tra le famiglie, aveva raccontato che due giorni prima si era recato insieme all’accusato a casa dei genitori della piccola. “La mamma voleva le scuse“, aveva detto il pastore, ma lui ha sostenuto di non aver mai toccato la bambina“. A denunciare l’imputato alle autorità competenti era stato il padre della vittima, insieme alla moglie.

L’altro uomo finito sotto accusa, Jamil (assistito dall’avvocato Parisi), era un altro amico di famiglia. “Conosco sua moglie”, aveva spiegato in aula la madre della piccola. “Frequentiamo la stessa chiesa. Mia figlia è stata da loro due volte“. Secondo il racconto della bambina, il 32enne, tra il 2018 e il 2019, mentre i suoi figli dormivano e la moglie era indaffarata in un’altra stanza, dopo averla condotta nella propria camera da letto e aver chiuso la chiave, l’avrebbe toccata e violentata, mostrandole sul proprio cellulare materiale pedopornografico.
“Mia figlia ancora oggi non sta bene”, aveva detto la mamma. “Va male a scuola, di notte fa fatica a dormire, ha paura a stare sola. E’ ancora in cura da uno psicologo”.
Oggi in udienza è stata sentita la moglie di Micheal, che ha difeso il marito. La sua verità, l’imputato la racconterà il prossimo 9 dicembre. Jamil, invece, risulta irreperibile.
Sara Pizzorni