"Ti brucio, ti sgozzo e ti ammazzo"
Ex violento e geloso a processo
Sono sempre più numerosi i casi di violenze in famiglia che approdano nell’aula penale del tribunale di Cremona. Oggi, nell’ennesimo processo per maltrattamenti, la presunta vittima, Lisa, 55 anni, è arrivata a palazzo di giustizia accompagnata dalle volontarie del centro antiviolenza Aida di Cremona.
Lisa racconterà la sua storia nell’udienza del prossimo 4 marzo, quando si difenderà anche il suo ex compagno, 52 anni, che nel periodo della loro convivenza, dal 2022 al 2024, l’avrebbe sottoposta a maltrattamenti, anche se lui nega con forza di aver mai alzato un dito contro la donna. Contro di lui, che ha ancora la misura del divieto di avvicinamento, la ex si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Micol Parati. Intanto in aula hanno testimoniato due colleghe di lavoro di Lisa, che in quel periodo lavorava in una casa di riposo.
“Un giorno si è presentata con un braccio nero“, ha testimoniato la prima. “Mi ha raccontato che si era fatta male nel tentativo di parare con il braccio una bottiglia che il suo compagno, nel mezzo di una lite, le aveva lanciato addosso. Lei stava male, era preoccupata”. L’altra collega ha invece raccontato di averla vista “graffiata sul viso. Aveva anche il nasello degli occhiali rotto, un ematoma sull’addome e sul braccio. Era sempre triste, piangeva, aveva paura, non era più la donna che avevo conosciuto. Lui l’aveva anche insultata, dicendole che era una poco di buono, che faceva schifo”.

Lisa testimonierà, ma intanto il capo di imputazione parla di maltrattamenti abituali, sia fisici che verbali, da parte dell’imputato, “spesso in condizione di alterazione psicofisica dovuta all’abuso di sostanze alcoliche, con “sproporzionate scenate di rabbia incontrollata per ragioni di gelosia“, durante le quali la offendeva e la malmenava con pugni, schiaffi e calci, provocandole ecchimosi sulle braccia, arrivando in più occasioni a minacciare di bruciarla, di sgozzarla e di ammazzarla. Per l’accusa, l’uomo avrebbe assunto un atteggiamento di “controllo sulla persona offesa, pretendendo di conoscere i suoi spostamenti quotidiani e le persone da lei frequentate, appropriandosi del suo telefono personale” per controllare i messaggi.
Almeno una volta al mese, secondo l’accusa, la svegliava nel cuore della notte “solo per sfogare la propria gelosia”, urlando, insultandola e tirandole i capelli. Nel novembre del 2023, dopo averla accusata di aver messo un codice di blocco sul telefono, l’aveva colpita con pugni, calci e schiaffi, minacciandola di morte, dicendole che le avrebbe rotti i denti, le costole e le gambe. In un’altra occasione, accecato dalla gelosia, l’aveva colpita dopo averla accusata, “infondatamente e immotivatamente”, di essere stata con altri uomini. Un giorno di marzo del 2024, mentre lei dormiva sul divano, lui le si era avvicinato tirandole i capelli, gettandole addosso dell’acqua per poi picchiarla con calci e pugni.
La denuncia di Lisa risale al marzo del 2024, quando si era trasferita in un’altra abitazione. Un mese dopo, per l’accusa in seguito alle pressioni dell’imputato (il suo difensore è Luigi Tambè), aveva ritirato la querela. Lui si era recato sul posto di lavoro della donna, intimandole di prestare attenzione a ciò che avrebbe dichiarato in tribunale, in quanto “tutti sono contro di te”, avanzando anche richieste economiche per sostenere le spese di giustizia.
Ad agosto lei si era presentata dai carabinieri. In quell’occasione aveva deciso di rivolgersi al centro antiviolenza.
Sara Pizzorni