Figli maltrattati: sotto accusa
il padre e la matrigna
Il padre di due ragazzi e la sua seconda moglie, una coppia di tunisini residenti a Cremona, sono a processo per aver maltrattato i figli, un maschio e una femmina, avuti dall’uomo con la sua ex compagna. Per l’accusa, i due avrebbero reiteratamente maltrattato i due giovani, la ragazza di 16 e il fratello di 13 anni in seguito a frequenti accessi d’ira. In particolare, in molteplici occasioni avrebbero alzato le mani su entrambi, colpendoli con calci, pugni, schiaffi, usando talvolta anche oggetti come la doga di un letto.
Nel febbraio del 2022, per futili motivi, il ragazzo sarebbe stato colpito a sberle, graffiato al braccio e colpito con un bastone. La sorella, intervenuta per difenderlo, era stata a sua volta picchiata. I due imputati avrebbero inoltre ricattato ripetutamente i figli, dicendo loro che non avrebbero più potuto frequentare la scuola e che sarebbero stati rimandati in Tunisia se non si fossero comportati come richiesto o se avessero raccontato ad altri cosa succedeva in casa.
In un paio di occasioni la matrigna avrebbe picchiato il maschietto, una volta brandendo un coltello e minacciandolo di ucciderlo, mentre il padre avrebbe minacciato la figlia, mettendole un coltello all’altezza della gola e dicendole: “Ti uccido”, pretendendo che si occupasse delle faccende domestiche, malgrado avesse iniziato a frequentare un istituto scolastico.

Il padre, a Cremona dal 1998, aveva accolto i figli al loro arrivo dalla Tunisia nel 2001. Vivevano con la madre che li trattava male e li picchiava. Sia l’uomo che la sua attuale compagna, assistiti dall’avvocato Consuelo Beber, si sono difesi con forza, negando ogni accusa. “Io amo i miei figli”, ha detto ieri il padre, che ha sostenuto di non aver mai alzato le mani su di loro. “Si sono inventati tutto. I miei figli mi hanno detto che non stavano bene con la mamma in Tunisia e io ho chiesto l’affidamento. La mia attuale moglie li ha aiutati. I ragazzi stavano bene con lei, tranne la femmina che non l’aveva accettata”.
“Come mai, allora, queste bugie?”, ha chiesto il pm. A provare a dare una spiegazione è stato il terzo fratello, il primogenito, sentito ieri in aula. “In Tunisia è stato traumatico, la mamma ci picchiava tutti. Evidentemente i miei fratelli hanno sfogato la loro rabbia qui in Italia per quello che hanno passato in Tunisia”.
In aula ha parlato anche l’assistente sociale che si era occupata della famiglia dalla primavera 2023 ad aprile del 2024. “Di maltrattamenti in Italia la ragazzina non ha parlato, ma chiedeva di non incontrare il papà con la matrigna. Le relazioni sono state sempre positive, la coppia ha sempre collaborato, le condizioni igienico-abitative sono risultate adeguate”.
La sentenza è prevista per il 20 gennaio.
Sara Pizzorni