Politica

Piano Trump per Gaza, Aftab Ahmed
"Ignorata la voce dei Palestinesi"

Aftab Ahmed

Netta presa di posizione sul piano di Trump per Gaza, quella che arriva da Aftab Ahmed, presidente di “Immigrati Cittadini”, che raggruppa buona parte delle persone di fede islamica della provincia di Cremona. In una nota parla di “un progetto accolto con favore da Roma e Islamabad, ma ignorando del tutto la voce del popolo palestinese”.

“Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump – scrive Ahmed in una nota – ha presentato un nuovo piano di pace per Israele e Palestina, con particolare riferimento alla Striscia di Gaza. L’iniziativa è stata subito definita “positiva” e accolta favorevolmente dal Primo Ministro italiano e da quello pakistano.

“Ma resta un punto cruciale: nessuno ha chiesto ai palestinesi, ai cittadini di Gaza, cosa pensano del loro futuro. Non era forse loro diritto partecipare a un processo che riguarda la propria terra? Non è l’Occidente a farsi portabandiera della democrazia e dell’autodeterminazione dei popoli?”.

La nota prosegue enunciando sette questioni che restano senza risposta, tra cui la questione degli ostaggi israeliani che “verrebbero liberati immediatamente, ma il ritiro delle truppe israeliane avverrebbe in un futuro indefinito e a tappe. Dopo decenni di violazioni di ogni accordo, perché mai Israele dovrebbe essere considerato affidabile?”

E ancora: “Come si può accettare il limite di soli 600 camion di aiuti al giorno per oltre due milioni di persone, molte delle quali già alla fame? Per di più, Israele non ha neanche rispettato questa cifra minima, stabilita nell’accordo del gennaio 2025″. “A Gaza – aggiunge –  verrebbe imposto un governo tecnico sotto la supervisione degli Stati Uniti. Perché al resto del mondo si predica la democrazia, mentre ai palestinesi si impone una tecnocrazia coloniale?

Permangono poi i dubbi sulla creazione di uno stato palestinese: “‘Solo quando lo sviluppo sarà avanzato’, forse, si aprirà un percorso verso uno Stato palestinese. In altre parole: nessuna soluzione a due Stati per decenni. Un inganno, più che una promessa. Nel piano non si trova una sola parola sullo smantellamento immediato delle colonie israeliane nei Territori Occupati. Come può esserci pace senza affrontare questa ferita aperta?”.

Insomma, “il piano, salutato come una svolta, appare invece come l’ennesimo progetto scritto sopra la testa dei palestinesi. È un documento che perpetua l’ingiustizia e consegna a Israele mano libera sul futuro della regione.

La pace vera non si costruisce con la forza, ma con la giustizia e l’uguaglianza. E soprattutto, mettendo finalmente al centro la voce del popolo palestinese. Fino a quel giorno, ogni “piano di pace” resterà solo carta straccia”, la conclusone.

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