Cronaca

Operai ustionati in fonderia, uno
deceduto: in cinque sotto accusa

Per l’infortunio sul lavoro accaduto il 5 maggio del 2023 alla fonderia Trade Broker di Casalbuttano, dove quattro operai erano rimasti ustionati, uno dei quali deceduto sei mesi dopo, sono accusati in cinque.

Davanti al giudice per l’udienza preliminare ci sono il datore di lavoro della Trade Broker, il responsabile di produzione, assistiti rispettivamente dagli avvocati Marco Gamba e Simona Bracchi, e il socio e liquidatore della società Ydropress (assistito dal legale Luca Zuppelli), costruttrice e venditrice della pressa idraulica composta da due bombole in pressione da 25 litri e di un accumulatore di pressione da 24 litri che avrebbe provocato l’incidente. Contestato il reato di omicidio colposo anche alle due società.

Gli operai erano stati investiti da pezzi di metallo e da olio incandescente contenuto nelle tubature di una bombola che serve per portare in pressione il macchinario per la pressofusione dell’alluminio. Uno dei lavoratori, un indiano di 40 anni, aveva riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 25% del corpo, con una prognosi di sei mesi. Un altro, un connazionale di 42 anni con le medesime mansioni, ustioni di secondo grado sul 10% del corpo, per una prognosi di tre mesi. Rimasto ferito anche un terzo lavoratore indiano.

L’avvocato Bracchi

Rino Cò, 58 anni, nato a Pontevico e residente a Quinzano d’Oglio, responsabile della produzione, era il più grave. Aveva riportato ustioni di secondo e terzo grado sul 67% del corpo. Ricoverato al Centro ustioni e chirurgia plastica ricostruttiva del Niguarda, era spirato sei mesi dopo, il 22 dicembre del 2023.

Oltre alle persone, si erano registrati anche gravi danni alle strutture del capannone dove era avvenuto lo scoppio, che aveva  provocato anche un foro nella copertura.

I lavoratori sopravvissuti sono già stati risarciti, mentre ora pendono trattative tra le parti per il risarcimento della famiglia di Cò. Si deciderà il prossimo 6 novembre.

Contestata agli imputati anche l’inosservanza delle norme sulla prevenzione degli infortuni sul lavoro, tra cui il fatto di non aver adottato misure necessarie affinchè le attrezzature di lavoro fossero sottoposte a verifiche periodiche. Avrebbero omesso di predisporre attività di manutenzione sulla macchina di pressocolaggio della Ydropress, omettendo di sostituire un componente non più adeguato, utilizzando un olio “con punto di infiammabilità a 300 gradi Celsius” invece del fluido idraulico, non infiammabile, previsto nel manuale d’uso del macchinario.

L’avvocato Gamba

Al socio e liquidatore della società Ydropress, in particolare, l’accusa contesta di aver omesso di fabbricare, e conseguentemente di vendere, “una attrezzatura di lavoro rispondente alle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in materia di salute e sicurezza sul lavoro”. Nel 2016 l’imputato avrebbe acquistato la pressa dotata di accumulatore di energia idraulica per un valore di 17.000 euro, “provvedendo al ricondizionamento della stessa, vendendola alla Trade Broker “come macchina di pressocolaggio” per un valore di 160.000 euro, “omettendo di verificarne il rispetto dei requisiti essenziali di sicurezza, non provvedendo alla sostituzione dell’originale accumulatore di energia idraulica del 1995 dopo oltre 22 anni di esercizio, sebbene la pressa originale fosse stata venduta, già nel 2012, come rottame per un valore di mille euro”.

Sara Pizzorni

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