Si abbona a Sky con i dati di una
"amica": ma il reato è prescritto
Un cremonese di 41 anni era a processo con l’accusa di sostituzione di persona. Per la procura, si sarebbe sostituito illegittimamente alla vittima, una donna di 37 anni, per attivare l’abbonamento a Sky con l’installazione di un decoder presso la sua abitazione, utilizzando i suoi dati e fornendo copia del documento di identità. A processo, la 37enne si è costituita parte civile attraverso l’avvocato Massimiliano Cortellazzi. I fatti contestati, però, risalgono al marzo del 2018, e il reato è stato dichiarato prescritto. L’aggravante non è stata contestata nel capo di imputazione e i fatti sono di 7 anni fa. Quindi nulla di fatto. “Faremo una causa civile”, ha anticipato il legale.
Il 5 ottobre di due anni dopo la donna era stata contattata da una società di recupero crediti che l’aveva informata di operare su incarico di Sky per un recupero di un debito di 854,69 euro inerente un contratto di abbonamento a Sky Tv, e l’acquisto di vari servizi e contenuti.

La 37enne, caduta dalle nuvole, aveva appreso che l’8 marzo del 2018 il suo nome e il suo codice fiscale erano stati utilizzati per stipulare un contratto con Sky a seguito del quale la società aveva installato un decoder presso la sua abitazione. Ma l’indirizzo non era il suo. La donna aveva poi scoperto che lì abita l’imputato. I due si erano conosciuti nel 2018 in una compagnia di amici che la 37enne in quel periodo frequentava. Poi si non si erano più visti.
La donna aveva ricordato che durante una cena, il 41enne parlava della comodità degli acquisti su Internet tramite carte prepagate, ma che non aveva il tempo di recarsi in Posta a sbrigare la pratica per l’acquisto di una carta. Avendo però fretta di concludere un acquisto in rete, “due completini da calcio della Roma per i figli“, aveva chiesto se, previo rimborso delle spese, avesse potuto appoggiarsi alla tessera di qualcuno della compagnia di amici.

A quel punto lei, “in assoluta buona fede”, gli aveva inoltrato una foto della propria carta prepagata postale e della sua carta di identità elettronica. In seguito la donna non era più stata contattata dall’imputato, che non aveva mai effettuato alcuna ricarica sulla scheda. Episodio dimenticato, dunque, fino alla comunicazione di Sky del 2020.
Per questo motivo la 37enne era tornata indietro con la memoria, deducendo che l’imputato, senza mai avvisarla, nè tantomeno chiedendole il consenso, avesse indebitamente utilizzato i suoi dati per stipulare un contratto con Sky presso la propria abitazione, ma riferibile al domicilio della vittima del “raggiro”.
Nel processo, il 41enne era difeso dall’avvocato Giovanni Bertoletti.
Sara Pizzorni